Brescia, capitale mondiale della diossina

settembre 22, 2013 in Approfondimenti da Mario Baldoli

Disponibile in traduzione inglese di Anna Zorzi Bandierina-Inglese

 Il 14-15 ottobre si terrà a Brescia all’auditorium Santa Giulia in via Piamarta, promosso dalla Fondazione Micheletti e col patrocinio del Comune, un convegno nazionale sulla bonifica dei siti inquinati. Sarà l’occasione per mettere a fuoco un percorso praticabile per la bonifica del sito Caffaro. Senza dimenticare che sono pure sospetti di inquinamento il termoutilizzatore Asm, il più grande d’Europa; i settori di metallurgia e siderurgia (si pensi a fare un bagno nel Mella), i cementifici, per non parlare delle centrali termoelettriche previste e delle atomiche che occhieggiano dall’aeroporto di Ghedi.

In un intervento pubblico organizzato da G9 l’anno scorso abbiamo detto che Brescia è la terza più città più inquinata d’Europa (dati UE). Oggi possiamo confermare che Brescia è la città più inquinata d’Italia.

L’azienda Caffaro, nell’area di via Milano, non lontana dal centro storico, è il vertice dell’inquinamento. I dati si trovano nel sito http://www.ambientebrescia.it/Caffaro.html Qualche confronto: il punto più inquinato nei dintorni dell’Ilva di Taranto ha una concentrazione di 10,3 nanogrammi di diossine per chilogrammo di terreno, a Brescia nell’area Caffaro si arriva a 3.332, e intorno vi sono 25.000 persone a rischio.

Il valore massimo all’interno dell’Ilva è di 351, all’interno della Caffaro è di 325.000. E a Brescia alle diossine vanno aggiunti i Pcb in quantità eccezionali.

Taranto è un caso europeo, Brescia è un caso solo bresciano (e della sua provincia, dato che ormai l’inquinamento si è diffuso a sud fino a Capriano del Colle). A Taranto sono stati promessi 340 milioni per la bonifica, Brescia aspetta da anni 6 milioni che non arriveranno mai. Eppure di parlamentari e ministri Brescia ne ha avuti e ne ha più della Puglia. C’è una rimozione completa del problema, percepito come incompatibile con l’etica del lavoro.

Durante la guerra del Vietnam, gli Stati Uniti hanno versato 360 kg di diossina (una quantità analoga a quella presente a Brescia) e ora hanno investito 340 milioni per sperimentare tecniche di bonifica innovative, dato che il Pcb, prodotto dalla loro Monsanto, ha reso inabitabile la cittadina di Anniston in Alabama

E’ dal 2001 che si conosce la situazione, quando fu sollevata da una articolo di “Repubblica” e da un libro di Marino Ruzzenenti Un secolo di cloro e …PCB. Storie delle industrie Caffaro di Brescia, frutto di 4 anni di ricerca.

Caffaro

Si formarono allora tre commissioni scientifiche, dell’Asl, dell’Arpa, del Comune. La popolazione diede vita a un “Comitato popolare contro l’inquinamento della zona Caffaro”. Vari esposti alla magistratura, fatti in anni diversi  non portarono a niente, come quelli fatti all’Unione europea.

Le indagini dell’Arpa mostrano che più grave dei Pcb (policlorobifenile) è la contaminazione da diossine, due elementi affini. Sono sostanze cancerogene, tossiche, persistenti, non facilmente biodegradabili, facilmente accumulabili nella catena alimentare, con lunga vita negli organismi coinvolti. Essi moltiplicano il loro potere via via che salgono la scala alimentare, dall’erba agli animali all’uomo.

Nell’aprile 2004 il Comune promuove un convegno internazionale, nel 2007 lo fa Magistratura democratica, mentre sempre ambiguo si rivela il comportamento dei sindaci bresciani, Corsini e Paroli, o per quieto vivere o a causa del conflitto di interesse con la proprietà, divenuta l’Hopa di Chicco Gnutti. Nel 2008 l’Istituto superiore di sanità rileva concentrazioni elevatissime di diossine nel sangue e nel latte materno dei bresciani.

Nel 2009 la Caffaro è messa in liquidazione, e Brescia si ritrova sola con la sua “Bomba Caffaro”.

Dal ministero della Sanità non arriva nemmeno un soldo, mentre l’Imu da pagare arriva alle 18 aziende agricole che hanno dovuto chiudere e i cui animali sono stati abbattuti. Intanto si scopre che anche la falda acquifera è inquinata. Il commissario liquidatore della Caffaro si è fatto carico fin quando ne ha avuto la possibilità, della tenuta in sicurezza della falda con emungimento e filtraggio a carboni attivi.

Da alcuni mesi se ne occupa l’azienda che ha rilevato alcuni marchi e impianti, ma che ha annunciato la cessazione definitiva entro la fine dell’anno. La bomba ecologica rimarrà nel corpo dei bresciani e delle istituzioni.

L’Oms inserisce il Pcb nei cancerogeni certi per l’uomo. A Seveso, 25 anni dopo il disastro diossina (l’esplosione della fabbrica Icmesa),  dove la zona è stata evacuata e il terreno decorticato, la probabilità di avere alterazioni neonatali e effetti ormonali (deficit fisici e intellettuali) è di 6,6 maggiore. A Brescia sono in aumento i tumori ossei e cerebrali, come quelli dei bambini sotto l’anno di vita. Ciò che respiriamo e consumiamo, dice il prof. Porta, presidente dell’Associazione italiana di ematologia e oncologia, resta dentro di noi, potrebbe cambiare il nostro codice genetico e trasmettersi ai figli.

A livello mondiale la concentrazione media di diossine e Pcb è di 13,2 picogrammi per grammo di grasso, in città è di 54, in chi vive nell’area Caffaro di 82, in chi ha consumato generi alimentari prodotti nelle fattorie vicine 419.

Il problema Caffaro riesplode con la trasmissione di Rai 3 interamente dedicata ad esso, solo l’Asl  di Brescia continua a negarne l’emergenza sanitaria. Marino Ruzzenenti ha chiesto pubblicamente il cambiamento della Direzione Asl.

Un’ordinanza della nuova Amministrazione, reiterata per 11 anni, alza i limiti accettabili per i giardini pubblici e privati che diventano così praticabili, come i parchi del quartiere Chiesanuova.

divieto

Una poesia di Carlos Drummond de Andrade, Un fiore tra l’asfalto,  racconta la tragedia:

Un fiore è nato nella strada!

Passate al largo, tram, autobus, fiume d’acciaio del traffico.

Un fiore ancora scolorito

Elude la polizia, fora l’asfalto.

Fate silenzio, fermate tutti gli affari, vi assicuro che è nato un fiore.

Il suo colore non si vede.

I suoi petali non si aprono.

Il suo nome non si trova nei trattati.

E’ brutto. Ma è un fiore. E’ riuscito a sfondare

L’asfalto, il tedio, lo schifo e l’odio.

Come rimediare? In mancanza di soldi non resta che sperare, con fanciullesco ottimismo, negli studi americani.

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