Un Halloween d’amore

ottobre 27, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Patrizia Ventrella

TIPOLOGIA NARRATIVA
Romeo e Giulietta, due rampolli di due note famiglie italiane dell’upper class contemporanea, si incontrano durante un ricevimento e si innamorano follemente.
amour-et-barbeles

Robert Doisneau, “Amour et Barbelés” (1944)

Casa Capuleti è addobbata a festa questa sera, le più importanti personalità scaligere non si sono fatte sfuggire l’occasione di approfittare dell’ospitalità del padrone di casa e magari concludere qualche buon affare. Dal soffitto pendono ragni e ragnatele luminescenti e ad ogni angolo fanno bella mostra di sé striscioni cangianti, tavole imbandite e baristi che servono fiumi di alcool. Uomini di tutte le età guardano con finta noncuranza le sinuose vampire che ballano su piattaforme sparse per la sala. Mogli inacidite li guardano indispettite, strizzate in calze a rete e tacchi a spillo troppo alti anche per un trampoliere.

La notte di Halloween non passa certo inosservata. In mezzo alla confusione di luci intermittenti e musica assordante Romeo se ne sta in disparte. Capelli spettinati, giubbotto di pelle e occhiaie, sembra la versione italiana di Edward Cullen, mentre lui non si è travestito da un bel niente e neanche ci voleva andare a quella festa di spocchiosi. Ce l’anno trascinato gli amici con l’intento di rovinare il ricevimento. A tavola il padre di Romeo, il famoso imprenditore Montecchi, passa il tempo a lamentarsi del fatto che i Capuleti gli abbiano soffiato un grosso affare nel mercato giapponese e a fare battute pessime, cui la signora Montecchi risponde con sorrisi stentati e Romeo con silenzi pietosi.E ora lui deve passare la serata incollato al muro e assalito dagli sguardi adoranti di un gruppo di tredicenni con lo smartphone che è ormai una protesi, mentre i suoi amici sono spariti a sbronzarsi e imboscarsi con qualche smorfiosetta con la gonna troppo corta e la testa troppo vuota.

A un tratto, il suo sguardo cade su una ragazza: i capelli castani che ricadono sulle spalle naturali, senza la prigione di lacca e boccoli definiti, indossa un vestito a pieghe, di quelli che fanno tendenze sulle riviste, ma se li metti nella realtà ti chiedono se sei uscita dagli anni Sessanta. Ascolta distratta il chiacchiericcio delle amiche, avvitate in stretti abitini neri, ma il suo sguardo fissa intento il ragazzo dall’altra parte della stanza. Si sono riconosciuti ovviamente: il rampollo di casa Montecchi e la cocca di casa Capuleti. Giulietta marcia decisa verso di lui, lasciando le amiche con un palmo di naso a ondeggiare sui tacchi tredici. Gli si para davanti e annuncia: «Vieni fuori. Dobbiamo parlare…». Romeo la fissa divertito, ma, visto che non ha niente da fare, la segue. Una volta fuori Giulietta non perde tempo e gli dice a muso duro: «Di’ ai tuoi amichetti che devono smetterla di rompermi su Facebook, perché la prossima volta li segnalo tutti per abuso e li faccio bloccare, e allora addio alla loro vita sociale!». Romeo, piccato, ribatte: «È il minimo che ti meriti, visto che per colpa tua devo sorbirmi le lamentele di mio padre a ogni santa ora!». «Mia?! – ribatte Giulietta – e allora io cosa dovrei dire, che per colpa tua non posso neanche avvicinarmi a casa tua, e lì ci sono tutte le mie librerie preferite?!». I due si guardano in cagnesco, mentre Romeo pensa a com’è carina con le guance arrossate dal freddo e dalla stizza e Giulietta si chiede perché un ragazzo così sveglio giri con un branco di deficienti.

Lei si volta e fa per andarsene, ma lui d’istinto la prende per un braccio e la bacia. La sorpresa per il suo stesso gesto si accompagna a quella per lo schiaffo che lei gli rifila, ma Romeo la tiene stretta, non la lascia scappare e dopo un po’ Giulietta si aggrappa a lui, come se non lo volesse mai lasciare. I due ora si guardano allibiti, con il fiato corto, e il silenzio aleggia tra loro, rotto solo dal “tunz-tunz” della musica in lontananza. Si lasciano così, senza una parola, ma il giorno dopo su Facebook Romeo la invita a uscire e il giorno dopo ancora e quello dopo pure, così che tutti si chiedono perché Romeo vada così spesso in biblioteca a studiare e Giulietta “a fare una passeggiata”, quando prima stava sempre in casa a leggere, ma nessuno sospetta niente. Romeo e Giulietta si incontrano di nascosto, se ne stanno abbracciati su una panchina, vanno a fare dei giri in moto e si raccontano tutto, i sogni, le speranze, le delusioni.

Un giorno Romeo le propone una cosa folle, che li unisca per sempre. Giulietta tentenna, ma alla fine accetta e un sabato pomeriggio i due escono mano nella mano da un piccolo edificio, sul polso un tatuaggio ancora fresco, “Carpe diem”, per ricordare loro l’attimo in cui si sono scelti. «Ti amo» dice Romeo. «Per sempre», risponde lei seria seria, guardandolo negli occhi.

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Romeo è disperato, da giorni non sente Giulietta, che si è cancellata da Facebook e non risponde su WhatsApp. Un giorno il figlio dei Montecchi prova a chiamarla, ma una fredda voce femminile gli comunica che il numero è inesistente. Romeo prende una decisione, andrà a prenderla a scuola. Che lo vedano pure tutti, è stufo di restare nell’ombra. All’uscita la folla di studenti è immensa, ma Romeo la vede subito e, deciso, si dirige verso di lei. Giulietta improvvisamente alza lo sguardo e lo vede. Si blocca spalancando gli occhi, ma poi corre verso di lui in lacrime. Vorrebbe dire qualcosa, ma è scossa dai singhiozzi. Romeo non può far altro che stringerla forte e odiare quel qualcosa o qualcuno che la fa soffrire. Alla fine lei si ricompone, lo guarda e gli dice «Parto domani per New York. Mio padre mi ha iscritto a scuola lì». Romeo non capisce subito, sente solo il battito rallentato del cuore, mentre i rumori si sono come attutiti da un muro di ovatta e le immagini svaniscono nel buio, lasciando in luce solo il suo viso. Quando il suo cervello registra la notizia, è come una mazzata nello stomaco, Romeo boccheggia e la guarda, riuscendo solo a balbettare «Ma io ti amo…». Giulietta sorride mesta e dice «Anch’io amore mio, ma non mi resta altra scelta se voglio andare all’università: è questo il ricatto di mio padre». Non resta altro da dire, solo un ultimo abbraccio prima che Giulietta scappi via con gli occhi lucidi per salire su un’Audi nera.

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«Una coca e un Big Mac» urla un uomo sudato con una “M” gialla impressa sul cappellino. Romeo esegue veloce, ma la sua mente è altrove. Sta pensando a Giulietta, che a New York sta per diplomarsi e ha ottenuto una borsa di studio per l’università. Lui invece ha quasi messo da parte i soldi per il biglietto aereo e sta per trasferirsi nella Grande Mela, dove troverà un lavoro e, finalmente, starà con lei. Naturalmente i padri si sono opposti, ma adesso sono maggiorenni, Romeo lavora e lei ha la sua borsa di studio e il suo lavoro part-time. Stavolta niente li potrà separare, niente potrà impedire loro di cogliere, attimo per attimo, la loro nuova vita insieme.

In copertina: Rovert Doisneau, “Baiser de l’Hotel de Ville” (1950)
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