Le novità della collana cinematografica “Italiana” de “Il Castoro”

febbraio 28, 2014 in Cinema, Recensioni da Elisa Masneri

S9788880337522cenografia e scenografi e Commedia degli anni Trenta, pubblicati nel 2013,  appartengono entrambi alla collana “Italiana” della casa editrice “Il castoro”. L’intento dei curatori della collana, una serie di professori universitari di formazione differente, è quello di fornire un ritratto accurato della cinematografia nostrana, attraverso una nutrita serie di saggi che indagano ognuno un aspetto specifico.

   Scenografia e scenografi è il titolo del lavoro di Sara Martin, professoressa presso il Dams dell’Università degli studi di Udine: nei suoi scritti si occupa spesso dei rapporti del cinema con le altre arti, in particolare l’architettura. È proprio dalla descrizione della figura dell’architetto (nome con cui, sul set, si identifica lo scenografo) che inizia il suo saggio, mettendo però subito in chiaro che “la scenografia cinematografica non è architettura, né, tanto meno, un genere o un’esercitazione architettonica; tutt’al più, essa sarà architettura finta, o falsa, o irreale.” Un’architettura, intesa come insieme di discipline artistiche e tecniche, che diventa reale solo a film compiuto, contribuendo in modo sostanziale al suo risultato estetico e traducendo visivamente lo stile e le intenzioni del regista.Dopo aver chiarito in che cosa consista praticamente il lavoro del reparto scenografia, l’autrice inizia una breve ma esaustiva storia della scenografia italiana, partendo dalla descrizione dei fondali pittorici del cinema muto, ancora molto legati al teatro, fino ad arrivare al contemporaneo avvento del digitale. Viene sottolineato come nel tempo la scenografia abbia contribuito a rendere immediatamente riconoscibili alcuni generi (si pensi alla commedia all’italiana) o alcuni autori, soprattutto nei casi, non rari, di lunghi sodalizi tra registi e scenografi (come Donati e Gherardi con Fellini).

Per dare risalto agli effettivi protagonisti, la descrizione cronologica è spezzata da cenni biografici degli scenografi più importanti: un intero capitolo viene dedicato a Dante Ferretti e Ferdinando Scarfiotti, che riescono ad esportare l’arte della “scenografia all’italiana” all’estero, guadagnandosi consensi e plausi a suon di Oscar.

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Nella seconda parte del volume si passa dalla teoria alla pratica e vengono analizzati nei dettagli alcuni del film più significativi della storia del cinema italiano: si parte ovviamente con Cabiria, il più famoso kolossal della storia del cinema muto, dove al lavoro di precisa ricostruzione storica si affianca la scelta di stupire lo spettatore con scenografie grandiose ed effetti speciali. Dopo aver raccontato della predominanza delle ambientazioni in studio per le commedie degli anni ’30, si passa al naturalismo descrittivo del Neorealismo. Infine, vengono confrontati due film dello stesso anno, Il deserto rosso di Antonioni e Il vangelo secondo Matteo di Pasolini, per concludere trattando entrando del mondo di Fellini e Visconti.

Sara Martin ci consegna un lavoro fondamentale per gli studiosi e gli addetti ai lavori e una guida alla decodifica di una parte importante del linguaggio cinematografico, utile a tutti gli spettatori.

David Bruni, docente di Storia deldownload (2) cinema presso l’Università di Cagliari e autore di numerosi saggi sul cinema italiano, scrivendo Commedia degli anni Trenta decide di occuparsi di un periodo solitamente ignorato o toccato superficialmente, che per ragioni storico-culturali per molto tempo è rimasto ai margini degli studi.

Il periodo che gli storici del cinema indicano con l’espressione anni ‘30 in realtà racchiude un lasso di tempo di almeno tredici anni, cioè dai primi film sonori al 1943, l’anno della caduta del fascismo. È un periodo che forse si è cercato di rimuovere dalla memoria, con la scusa che i registi attivi durante la dittatura dovevano limitarsi a seguire i dettami di Mussolini, proponendo per ciò un cinema piatto e lontano dalla realtà: etichette frettolosamente applicate dopo il crollo del regime, a discapito della multiformità reale del fenomeno.

L’autore di propone di sovvertire queste tesi diffuse, con l’idea che, anche in un periodo di censura e totalitarismo, le commedie comico-sentimentali o i cosiddetti film dei telefoni bianchi raccontassero il paese e le sue mutazioni più di quanto fosse consentito. Ed è proprio con una visione cronologicamente distante che le “figure della modernità” presenti in queste commedie balzano agli occhi.

Per prima cosa l’autore analizza con precisione tutti i generi e i filoni che vengono solitamente sinteticamente indicati con l’espressione “telefoni bianchi”, sottolineando le differenze formali e la complessità del genere. Successivamente elenca gli oggetti della modernità onnipresenti nelle pellicole, come il telefono, l’automobile e la radio, e alcuni  luoghi moderni, come il grand hotel e i locali notturni, spesso centri nevralgici delle vicende. Grande attenzione viene riservata al mito americano, che influenza molto più di quanto volesse il regime, anche nei periodi di autarchia.

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Insieme al mito della modernità, della città dinamica e vitale contrapposta alla noiosa campagna, è soprattutto la figura della donna ad essere lontana da quella proposta dal regime: la protagonista di questi film è sempre lavoratrice, emancipata, intraprendente ed autonoma, il prototipo della donna moderna, anche se, in prossimità del lieto fine, viene sempre ricondotta all’interno della tradizione, dall’amore e dall’inevitabile matrimonio.

Sovente infatti, per passare attraverso le strette maglie della censura, le commedie raccontano la modernità esaltando esaltando il cambiamento, per poi ricondurlo nella tradizione cara al regime.

Tutte queste tematiche si ritrovano nella seconda parte del libro, dove vengono studiati otto dei film più significativi del periodo: l’analisi di Bruni permette di notare piccoli e grandi particolari che potrebbero passare inosservati ad un occhio poco esperto, ma che sono fondamentali per la comprensione di un’epoca importante per la storia del cinema e per la storia italiana in generale.

 

 

 

 

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