Un caso clinico come non te lo spiegano all’Università

aprile 23, 2014 in Salute

338268_634731764711206923_corsia-ospedale_300x434Spesso, durante la nostra formazione universitaria,  ci vengono mostrati casi clinici per rendere più interessante e concreta la lezioneFondamentalmente possiamo classificare i casi clinici da lezione in due categorie:

-Il primo è quello che si può definire “didattico”; è quel caso clinico da manuale, che rappresenta il quadro più tipico con cui quella patologia si presenta al medico. E’ importante perché fissa nello studente concetti fondamentali su sintomatologia tipica, epidemiologia e gestione della malattia.

-Il secondo tipo è quello che si può definire “rarità”; in questo caso clinico la presentazione clinica è ambigua o addirittura fuorviante, spesso è accompagnato da una lunga serie di ipotesi diagnostiche sbagliate o emergenze mal gestite. Ha due finali possibili: la variante lieto fine in cui alla fine l’eroe risolve il mistero e il paziente guarisce; oppure la variante drammatica nella quale il paziente muore perché nessuno ha avuto l’intuizione giusta per tempo. I casi di questa categoria, oltre a mantenere l’attenzione, spingono lo studente ad approfondire di più e ad analizzare con mente aperta ogni possibilità, in modo che  egli, un giorno, possa essere l’eroe della storia e non uno dei tanti incompetenti a cui è sfuggita la giusta diagnosi.

Ultimamente però mi sono imbattuto in un paziente che mi ha fatto molto riflettere sui limiti del sistema universitario nella formazione del giovane medico. Leggi il resto di questa voce →

Condividi: Email this to someoneShare on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Pin on Pinterest