Dio esiste e vive in ogni casa con schermo e tastiera. Riflessioni su Nizza, Ankara e l’era digitale

luglio 16, 2016 in Approfondimenti, Crisi da Sonia Trovato

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli
che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino,
senza danneggiare la collettività.
Venivano subito messi a tacere,
mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.
 (Umberto Eco)

 

dio esiste e vive a BruxellesMentre un camion si lanciava a tutta velocità sulla Promenade des Anglais, Sky cinema stava trasmettendo Dio esiste e vive a Bruxelles (Le tout nouveau testament, Belgio 2015), dissacrante commedia in cui Dio è un marito e un padre violento che bivacca tutto il giorno in una logora vestaglia di fronte a un computer con il quale tortura l’umanità, infliggendo arbitrariamente indicibili disgrazie. Il film si avvia alla conclusione sulle note malinconiche di La mer di Charles Trenet, quando arrivano le prime notizie da un altro mare, quello nizzardo, ferito a morte da un attacco che verrà frettolosamente (ed erroneamente) attribuito all’ISIS. 

In meno di due anni, dall’assalto alla redazione di “Charlie Hebdo” del gennaio 2015 fino a oggi, il cordoglio “social” per le vittime degli attentati ha assunto forme e modi consolidati, declinati perlopiù in due macrogruppi: chi si fionda sulla notizia, condividendo sulla propria bacheca anche i risvolti più cruenti e declamando o aforismi alla Peace & Love o soluzioni segregazioniste e razziste; chi si spertica per denunciare il diverso trattamento riservato a chi muore in luoghi del mondo che non dominano l’immaginario del turismo occidentale. “Piangiamo solo le città di cui abbiamo un souvenir attaccato al frigo” disse Crozza lo scorso novembre. Se il primo atteggiamento produce l’effetto di neutralizzare la portata tragica del fatto, il secondo è altrettanto anestetizzante e figlio, forse, della stessa logica nazionalista. Non si capisce perché, infatti, affermare che la vita di un iracheno non valga meno di quella di un francese implichi comportarsi come se fosse quella di un francese a non contare nulla e a non essere degna della più elementare forma di compassione. E soprattutto, è così necessario guardare immediatamente il passaporto nelle tasche dei cadaveri per sentirsi vicino a qualcuno che viene investito da un camion omicida?

Alla fine si scopre che il trentunenne franco-tunisino non è un jihadista e che non è nemmeno particolarmente religioso: un divorzio, un lavoro stancante e  qualche difficoltà a far quadrare i conti erano i problemi che scandivano le sue giornate prima che decidesse di trasformare i festeggiamenti dell’anniversario della presa della Bastiglia in una carneficina. La sua vita non era, insomma, molto diversa dal Dio crudele e iroso che esiste e vive a Bruxelles, alle prese con una famiglia che detesta e da cui è detestato. Come il Dio belga, Mohamed ha premuto un pulsante che ha provocato la morte di un centinaio di persone. Diversamente da lui, non ha un sostituto svampito ma illuminato pronto a prenderne il posto, bensì tanti aspiranti padreterni che, avvolti nella stessa logora vestaglia, giocano a fare Dio dietro una tastiera che li illude di capire e conoscere tutto.

dio esiste e vive a Bruxelles 2

Ventiquattro ore dopo, un Dio in mimetica militare che vive ad Ankara ordisce un golpe che cerca (senza successo, stando alle ultime notizie) di destituire il governo vigente. Immediatamente, i due macrogruppi si scaraventano sulla tastiera. La prima schiera dà prova di un cinismo incommentabile, gioendo per la caduta di Erdogan (come se avere i carri armati per le strade – naturalmente per le strade altrui, mica nelle proprie – potesse essere un fatto da festeggiare) o per auspicare, con un cinismo altrettanto incommentabile, che il presidente turco, dato in volo praticamente verso ogni capitale europea, non riceva asilo dall’Italia, perché vuoi mettere che rischi e che scocciatura? La seconda, spiazzata dal fatto che un evento mediorientale guadagni le prime pagine e decine di edizioni straordinarie dei tg, si lancia in teorie complottiste che manco in House of Cards e in post prolissi in CAPS LOCK in cui si affollano i nomi di Putin, Assad, Al-Sisi, Netanyahu, del Qatar, dell’Arabia Saudita, della Nato.dio esiste e vive a Bruxelles 3 Al regista Jaco Van Dormael (o a chi ha malamente tradotto il titolo della pellicola) verrebbe voglia di dire che sì, Dio esiste e vive a Bruxelles, ma anche in ogni appartamento dove siano presenti un PC e una tastiera.

P.S. Mentre chi scrive chiude il pezzo, la tv italiana sta trasmettendo le immagini di un folto gruppo di cittadini turchi che, in posa plastica e sorriso smagliante, scatta selfie a profusione con i militari. Un altro inquietante contraccolpo dell’era digitale: i dissidenti politici firmano la propria condanna a morte o alla persecuzione con un semplice click.

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