Nessuna libertà, nessuna uguaglianza, nessuna fraternità

febbraio 10, 2017 in Approfondimenti, Crisi da Mario Baldoli

sfide società multietnicaDiceva Gandhi: Dobbiamo imparare a vivere più semplicemente perché gli altri semplicemente possano vivere.  Lo riprende la Fondazione Piccini nel suo ultimo documento Le sfide di una società multietnica: Se c’è per me, ci deve essere per tutti.

In dieci pagine, la Fondazione analizza come la globalizzazione ha creato un mondo spaccato in due, in cui i 2/3 dell’umanità soffrono. La globalizzazione si è realizzata secondo un modello neo-liberale che compromette la sicurezza e la stabilità mondiale perchè fonda tutto sul diritto assoluto e speculativo del denaro. Questo denaro crea continuamente guerre responsabili dei flussi migratori che investono popoli interi, li sradica dalla loro terra, ne distrugge i corpi, lo spirito, l’identità. 

I deserti, il Mediterraneo sono il sudario di migliaia di persone uccise da criminali, dall’indifferenza e dall’egoismo dei Paesi ricchi. Mentre si moltiplicano i profughi bambini abbandonati, il cui futuro è ancora più doloroso.

I flussi migratori generano una perversa alternativa: accoglienza o sicurezza. Noi o Voi.

La scelta del Noi, largamente sostenuta dai Paesi ricchi e dai mass media ha criminalizzato il profugo chiamandolo clandestino, ha fatto crescere i muri, non accetta ciò che già esiste nella realtà, cioè una società multietnica.

Chi fugge dalla fame e dalla guerra finisce per vivere in un paese che non lo vuole se non per sfruttarlo come uno schiavo per lavori che nessuno fa, tenuto con la forza nella miseria, trattato peggio di una merce, certo peggio del cellulare.

La globalizzazione ha il volto della violenza, elimina i valori profondi della civiltà: democrazia, diritti umani, uguaglianza. Crede che Dio sia un liberale, senza coscienza etica, indifferente alla dignità umana.

Si pone quindi, per chi si oppone al sistema attuale, il problema del che fare.

La risposta della Fondazione è che occorre un impegno globale per costruire la casa comune, non fondata sull’orrore del consumismo incontrollato, ma sull’etica del sufficiente, dell’essenziale. Dalla cultura della violenza alla fraternità. Deve consolidarsi una rinnovata coscienza popolare, una difesa dei valori, un rifiuto dell’elemosina, che nel migliore dei casi, il potere è disposto a dare.

È necessario ritrovarsi insieme dalla parte dei deboli e degli emarginati, lottare finchè c’è un solo profugo.

Ho semplificato un testo ben più complesso, che allude vigorosamente al presente e al recente passato.

È utile ripercorre quel passato e la storia attuale negli ultimi due libri di Yannis Varoufakis, I deboli sono destinati a soffrite? L’Europa, l’austerità e la minaccia alla stabilità globale, ed. La nave di Teseo; e Il minotauro globale. America, Europa e il futuro dell’economia globale, ed. Spider&Fish; riprendere Solo una rivoluzione ci salverà e Shock economy di Naomi Klein, ambedue pubblicati da Rizzoli. Volumi che svelano la storia angosciosa della globalizzazione. Come quello del premio Nobel Joseph Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza. Come la società di oggi minaccia il nostro futuro, Einaudi. È Stiglitz a immaginare che, se non si abbandonano le regole del mercato, avremo una società di pochi super ricchi, chiusi in grandi ville con parchi protetti da un esercito di guardie armate.

La decisione di Donald Trump di costruire un muro di 3.000 km, quasi il triplo della lunghezza dell’Italia, per isolare il Messico, come la Brexit scelta da un popolo che un tempo accettava gli immigrati più pericolosi, da Marx a Mazzini, rendono inquieto il futuro. Al contrario la solidarietà e una rivolta comune alla globalizzazione sono difficili da realizzare in un ambiente ferocemente ostile, dominato dalla sete di denaro, da mass media in mano a capitalisti capaci di scatenare una guerra tra disoccupati e poveri dei paesi ricchi contro i migranti. Qualcuno ha definito queste due categorie una nuova classe sociale.

Tuttavia l’accoglienza va considerata in termini globali e nazionali: si prevede in un vicino futuro un suo aumento dovuto al cambiamento del clima, alla carenza d’acqua, a guerre senza regole, combattute da piccoli eserciti, anche mercenari, preceduti da bombardamenti intensi – con armi sempre più sofisticate – sul popolo, gli ospedali, le ong. Gli antichi chiamavano ciò “radere al suolo”. Nell’Ottocento era imperialismo.

Con le guerre, tanto amate dalle multinazionali, i profughi crescono. Si calcola che nel 2016 siano arrivati via mare 28.800 ragazzi e ragazze (anche inferiori ai 10 anni).

I flussi migratori pongono anche nuovi problemi: emigrano in Europa il 25% di uomini più che di donne. Ciò può provocare le violenze sulle donne, come quelle di 2 anni fa a Colonia da parte di maghrebini; o la divisione dei bagni termali in Svezia fra maschi e femmine, abitudine consolidata da secoli. Una maggiore attenzione politica, la mediazione culturale, la scuola, un atteggiamento solidale forse potrebbero aiutare anche in questa direzione.

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