Il libro Franza: les blancs arrivent

febbraio 27, 2024 in Recensioni da Roberta Basche

Copertina BachmannIl Libro Franza di Ingeborg Bachmann pubblicato da Adelphi nella traduzione di Magda Olivetti e Luigi Reitani si apre con una dettagliata introduzione che esamina la genesi complessa e affascinante del libro, rimasto incompiuto.

Marzo 1966. Bachmann durante alcune conferenze pubbliche a Zurigo, Amburgo, Hannover, Berlino e Lubecca presenta il progetto di un nuovo romanzo dal titolo Cause di morte, la cui origine risale ad alcuni anni prima (anni ‘62-‘63).

Signore e signori, sono qui per leggervi quattro capitoli di un romanzo. (…) un giovane geologo, il quale deciderà in seguito di abbandonare le ere geologiche per le epoche storiche, divenendo uno storico, un giovane di circa ventotto anni, residente a Vienna ma originario della Carinzia, sta per intraprendere un viaggio, quando incorre nella sventura di dover cercare sua sorella; è costretto anzi a portarla con sé nel suo viaggio”.

Cause di morte: per me si tratta (…) di un compendio dei delitti commessi nella nostra epoca. (…) quelli della civiltà più evoluta, che nella loro nefandezza, nel loro carattere raffinato, e in virtù del loro grado di intellettualità (…) e che in segreto vengono commessi impunemente ogni giorno”.

Antefatto. Precedentemente a queste letture, in seguito ad un viaggio compiuto in Egitto e in Sudan nel 1964, la scrittrice aveva cominciato la stesura di un nuovo testo, descrivendolo al proprio editore come un progetto parallelo a Cause di morte. “la Bachmann affermerà di essere così vicina a concludere un Libro del deserto (…) in circa 150-200 pagine”. Il lavoro però si arena, forse per la presenza di elementi autobiografici che fatica a rielaborare, ma la scrittrice lo riverserà in parte nel progetto precedente “Cause di morte”.

Torniamo al 1966. Cause di morte dovrebbe comporsi di tre capitoli: Ritorno a Galicien, L’epoca Jordan e La tenebra egizia.

Ritorno a Galicien narra del ritorno nella casa di infanzia della protagonista Franza che qui si incontra con il fratello Martin dopo essersi allontanata colma di angoscia e dolore dalla casa dove vive con il marito psichiatra.

Era stato il professore, il fossile, a rovinargli la sorella”.

Ingeborg Bachmann

Ingeborg Bachmann

Nel secondo capitolo, L’epoca Jordan, si racconta lo stato di subordinazione e sofferenza di Franza all’interno del rapporto coniugale.

Io ero prigioniera in quel labirinto, e in tutta la casa (…) all’improvviso non ero più la collaboratrice, non ero più sposata, mi trovavo isolata dalla società, con un uomo, in una giungla, in mezzo alla civiltà, e mi accorgevo che lui era armato di tutto punto e io ero senz’armi”.

Nella tenebra egizia, l’ultimo capitolo, Bachmann descrive in pagine molto intense l’esperienza dei due fratelli nel deserto egiziano: Franza incontra persone, si trasforma, si distacca dal mondo dei bianchi oppressori, ma alla fine viene sconfitta, annientata, uccisa.

Sembra ipotizzarsi una pubblicazione per il marzo 1967, ma Bachmann accantona anche questo scritto, ne cambia il nome da Cause di morte a Il libro Franza e ritiene che debba essere anticipato da un’altra storia. Così scrive e pubblica Malina come primo libro di un ciclo narrativo al quale dà il precedente titolo Cause di morte.

Il ciclo narrativo completo non sarà mai pubblicato dall’autrice.

In questa edizione de Il libro Franza abbiamo la possibilità di osservare la scrittrice da molto vicino; teniamo tra le mani un testo frammentario, ma accediamo al laboratorio di scrittura dell’autrice, osservando un progetto nel suo farsi: è un’esperienza affascinante.

Il romanzo è incompiuto, ma Franza prende corpo nel suo ruolo di vittima, nel suo essere vulnerabile, nella sua difficoltà di vivere, schiacciata dalla società occidentale.

Che cosa cerchi in questo deserto (…) Che cosa, in questo paesaggio unico che non dice nulla, che non si esprime, sul quale non c’è nulla da dire, che cosa vuoi qui?

(…). Può forse il deserto entrare in confidenza con uno straniero che si presenta con l’aureola di un demente, torturato da parole che continuano a echeggiargli dentro, da azioni che sempre e ancora riescono a farlo tremare e che nessun articolo del codice reputa perseguibile. Io qui otterrò giustizia. Ma i bianchi hanno un alibi di ferro. Non dimenticarlo.

Nulla è stato trascurato per toglierti di mezzo, per farti saltare in aria sulle mine della loro intelligenza, di cui abusano, per asservirti ai loro piani e alle loro macchinazioni”.

Les blancs arrivent. E noi rimaniamo incollati alle pagine come sotto l’effetto di un’ipnosi.

di Roberta Baschè

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