Didone si toglie la vita: dramma di amore e morte a Cartagine

dicembre 1, 2014 in Grammatica studentesca della fantasia da Riccardo Pettene

TIPOLOGIA GIORNALISTICA
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Guercino, “La morte di Didone” (1631)

Un giovane reduce della guerra di Troia ha abbandonato, questa notte, le sfarzose lenzuola della regina Didone, con la quale aveva iniziato una voluttuosa relazione. Sono ignote le cause ma tragiche le conseguenze: Cartagine, dopo l’illusoria parentesi rosa, si è infatti tinta di rosso.

La nobile fanciulla ha deciso di porre fine alla sua vita, subito dopo aver appreso la notizia della partenza del suo amato, il quale sarebbe, secondo alcune indiscrezioni, diretto verso Nord con la sua imbarcazione. Immediatamente presa dalla disperazione, la giovane regnante si è data la morte nel corso di questa notte, nella sua stanza da letto. Solo all’alba è stato rinvenuto il cadavere. Il corpo giaceva sul letto, dove Didone si è lasciata cadere su una spada, pervasa da uno shock tale da farle preferire il suicidio. Nei giorni precedenti il drammatico epilogo, la donna era stata vista in alcuni luoghi periferici di Cartagine con il misterioso uomo. «Sembravano felici, continuavano a ridere» – dichiara  un agricoltore del luogo – «Stavo lavorando nella mia proprietà, quando ho visto passare sulla strada Didone e il giovanotto. E’ terribile quello che è successo, posso assicurarvi che ieri, quando li ho visti insieme, mi hanno trasmesso serenità e gioia».

Appare inspiegabile dunque una fine tanto cruenta. Cartagine è pervasa dai dubbi: perché il giovane ha avuto un tale comportamento con la regina? È possibile vendicarla? La corte si è chiusa in un impenetrabile silenzio. Dopo la diffusione della notizia, i genitori della giovane non hanno ancora rilasciato dichiarazioni. L’unico comunicato emesso dichiara il lutto cittadino per la giornata di domani, nella quale avranno luogo le cerimonie funebri della fanciulla.

Poche dichiarazioni sono state rilasciate da A., amica e confidente della vittima: «Non è come tutti credono. Didone era innamorata del giovane, che mi pare avesse detto di chiamarsi Enea, ma aveva paura, temeva di essere abbandonata». Riguardo il ragazzo, l’amica non ha molto da aggiungere: «Didone mi parlava di se stessa, dei suoi sentimenti. Del suo amato non svelava quasi nulla, come se volesse nascondere qualcosa». Il mistero dunque sembra quanto mai fitto, le poche notizie riguardo le intenzioni del giovane stendono sulla vicenda un rilevante odore di oscurità. Alcuni componenti della servitù riferiscono di aver sentito nella notte lamenti provenienti dalla camera della regina, ma di non essere, tuttavia, andati a controllare fino all’alba, quando è stato scoperto il terribile fatto.

 Se la città sperava in un futuro roseo con Didone e il presunto Enea al potere, ora essa deve abbandonare ogni aspettativa nei confronti della regina, celebrarne il ricordo e perseverare nella speranza che possa essere fatta luce sulle motivazioni e i dettagli di una cosi tragica vicenda.

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