Florens, il torrente che sgorga dalle lacrime di Dante

aprile 10, 2015 in Grammatica studentesca della fantasia, Racconti e poesie da Giorgia Fantoni

TIPOLOGIA NARRATIVA
Cosa succederebbe se Beatrice, anziché condurre Dante attraverso i cieli del Paradiso, si innamorasse di Virgilio e scappasse con lui nel profondo Inferno?
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Gustave Dorè, “Inferno, canto XXI”

Un’antica leggenda narra che nel profondo Inferno scorre un fiume sulla cui superficie galleggiano profumatissimi petali di rosa e che per questo è chiamato “Florens”. Si mormora che il torrente sgorghi dagli occhi di un tale Dante, un antico poeta fiorentino che, bloccato nell’Oltremondo, piange ininterrottamente a causa di una pena d’amore. Secondo i racconti, Dante si sarebbe inspiegabilmente perduto nell’Aldilà e sarebbe stato salvato dal grande poeta latino Virgilio, che il giovane toscano amava come un padre e venerava come un maestro. 

Durante il loro viaggio di ritorno verso il mondo terreno, Virgilio raccontava spesso a Dante del momento in cui, giunti alle porte del Paradiso, avrebbero incontrato Beatrice, una bellissima fanciulla che il poeta fiorentino amava fin dall’infanzia. Egli aveva infatti visto la giovane per la prima volta a una festa all’età di soli nove anni; da allora, se n’era follemente innamorato e proprio per lei aveva iniziato a scrivere poesie. Dante, dunque, proseguiva il suo cammino nell’Inferno mosso soprattutto dalla speranza di rivedere l’amata, con la sua immagine sempre racchiusa nel cuore.

Quando finalmente i due poeti arrivarono alle soglie del Paradiso, Beatrice apparve meravigliosa, ancora più bella di quanto fosse in vita. Dante rimase folgorato da quella visione celestiale e con l’avvicinarsi della fanciulla il suo cuore accelerava i battiti. Poi, improvvisamente, si fermò: la donna non degnò il poeta di uno sguardo e andò dritta tra le braccia di Virgilio, che la baciò con passione e scappò con lei, lasciando il povero fiorentino solo in quel mondo sconosciuto e inquietante.

Dante rimase impietrito e il solo movimento del suo corpo era quello lento e cadenzato delle sue palpebre, che, alzandosi e abbassandosi, facevano sì che le lacrime che riempivano i suoi occhi formassero il fiume che oggi è conosciuto con il nome “Florens” e su cui giorno dopo giorno si depositano leggeri petali di rosa, simbolo di un amore perduto per sempre.

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