La beneducazione sostenibile e la maleducazione compatibile

giugno 24, 2021 in Recensioni da Viola Allegri

Copertina maleducazioneUn titolo che rimanda all’uso asciutto del romano antico Sulla maleducazione di Sergio Tramma, Raffaello Cortina editore, crea un immediato pensiero: sono maleducato? Lo sono stato quante volte? Con chi? Quando?

Ci sono 190 pagine per capirlo, ma non è una risposta semplice perché l’educazione buona o mala è un concetto relativo, cambia nel tempo e nei luoghi, oltre che nelle persone, seguirla sfiora il preconscio di Freud. Il re Sole detestava le posate, prima di lui probabilmente l’homo sapiens sapiens non ne aveva idea nel paleolitico come nel neolitico, e anche oggi buona parte degli americani non usa il bicchiere. Immagino, ma non ne sono certo, essendo mancato all’invito, che la regina Elisabetta abbia le posate d’argento e lo sceicco Ibn Salman d’oro.

Naturalmente l’educazione non è solo a tavola, è nel vestito, nella lingua, nel gesto, nel movimento, in tutto.

Non entro nell’ampia casistica, che si muove sul filo arguto del comportamento educato/maleducato e dei loro costanti intrecci, come fa Tramma, cominciando dall’età moderna ad oggi; Questo sì, maQuello no, ma… livelli che spesso si sfiorano e si mescolano, preferisco indugiare sul suo ultimo capitolo: la fotografia dell’oggi, sbirciare dentro la famiglia, l’agenzia cui è stato affidato il compito della prima socializzazione, quindi anche della prima educazione, compito immane perché aldilà del “Grazie, mi scusi, per piacere”, si sa che queste norme cerimoniose saranno trasgredite quando l’adolescente prenderà coscienza di sé e non le userà con amiche e amici, cambierà vestiti, passerà ad un’ironia cartavetrata e ad altro che si può immaginare.

Nelle famiglie (altrui) tutti conosciamo bambini ululanti che sottomettono i genitori, ne invadono lo spazio senza lasciargli respiro nemmeno al ristorante dove i due sono costretti a inseguirli e mangiare a turno.

Tramma, che è professore di pedagogia all’Università di Milano, conclude rapidamente che così si formano “soggetti deboli, destinati a penalizzare se stessi” ma, per quanto ne so, è possibile che lo Spock e il Neill di Summerhill non sarebbero d’accordo.

Altro compito immane è quello della scuola che oltre a istruire, deve formare il cittadino adeguandolo alla società in cui è destinato a vivere: quindi virtù, competenze, collaborazione, qualità che si scontrano con le utopie dei giovani e le nevrosi dei maestri, coi conflitti tra genitori e la scuola (una volta il maestro aveva sempre ragione), con un insegnamento volto cinicamente al mercato del lavoro, ignorando che questo cambia continuamente e a lavorare in banca vale più un diplomato liceale in materie umanistiche che un ragioniere inchiodato all’economia liberista. Concetto così elementare da sfuggire alla Confindustria che un tempo sosteneva quanto fosse importane la duttilità rispetto alla specializzazione. Si leggano anche gli scritti di Einstein filosofo che ne sapeva di più degli attuali capetti. Infine il nostro giovane (si perdoni la sineddoche) è buttato nella pentola della politica che vantava fino a mezzo secolo fa compostezza e decoro.

E’ evidente che ora la politica educa alla maleducazione: gli slogan ripetuti, le mortadelle sventolate in Parlamento, l’offesa e lo scontro, il dito medio alzato, i gesti scomposti, la stupidità di cartelli, il moralismo fintamente indignato. Da evitare la malattia del ragionamento e del piacere di capire.

Educazione alla natura

Educazione alla natura

Tramma ne individua la nascita soprattutto nella tv commerciale dedita al profitto, cioè alla pubblicità, frammezzata da film ripetuti o spettacoli dediti allo strip dei sentimenti intimi, per esempio all’esibizione del dolore.

Il web ha varie facce: quella dei social che danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo all’osteria dopo un bicchiere di vino (…) è l’invasione degli imbecilli, secondo la indiscutibile definizione di Umberto Eco. Ha il volto dell’affetto pubblicitario e narcisista dell’influencer che accalappia gli sciocchi. Quello “terrapiattista” che convince alle stupidaggini e alle falsità, quella che predica un’idea politica, quella che crea dipendenza, come la pornografia, di cui hanno scritto illustri psicologi, ma anche Snowden. La globalizzazione dello spazio pubblico, sbrecciati i filtri del passato, dalla famiglia all’associazionismo, è andata veloce.

E’ un antico sport quello di rimpiangere il tempo passato (quale? Quello del Duce?). Gli studi hanno dimostrato come gli aspetti peggiori tendono a ridursi con l’età (v. Patricia Wallace, La psicologia di Internet), aggiungerei che è determinante l’esempio che circonda il singolo, e come dalla maleducazione si esca non perché costituisce un dovere, ma per il piacere, perché è bello..

E nella poesia di Brecht: Piaceri,  Tramma scopre la chiave del bello:

Essere felici insieme

Essere felici insieme

Il primo sguardo dalla finestra al mattino

Il vecchio libro ritrovato

Volti entusiasti

Neve, il mutare delle stagioni (…)

Viaggiare,

Cantare,

Essere gentili.

Essere gentile significa essere nobile, dentro e fuori di sé.

 

di Viola Allegri

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