Loving

giugno 5, 2023 in Approfondimenti, Recensioni da Gabriele Chiesa

loving copertina itaLoving è un libro fotografico che mi interessa, proprio perché non appartiene all’ambito collezionistico che mi coinvolge più direttamente. Non si può certamente collezionare tutto, no?! Così mi sono trovato, quasi costretto, a scegliere. Come storico della fotografia raccolgo esemplari che mi consentono di studiare i processi fotografici originari. Non mi occupo di soggetti o di generi, ma di corpi, cioè di sostanza tattile che prende forma di fotografia fisica. Così quando trovo progetti che sviluppano una propria visione specifica fuori dalla mia area di competenza, mi appassiono nel vedere come ogni raccolta fotografica possa offrire alla collettività un contributo singolare di cultura ed una prospettiva spesso sorprendentemente inesplorata.

I ritratti fotografici di persone che manifestano reciproco affetto, senza preoccuparsi di evidenziare tutti i segnali che sottolineano l’identificazione eterosessuale dei soggetti, non sono comunissimi, ma nemmeno particolarmente rari. Ritengo che, in linea di massima, non ci sia neanche una particolare ipersensibilità sociale su questo argomento. Semplicemente non ci facciamo caso, a meno che la fotografia rappresenti con evidenza effusioni che possano risultare, per la sensibilità individuale, insolitamente eccessive da parte di chi soffre di personali insicurezze.

loving aLa fotografia ha una forte valenza sacralizzante. Come nel mito di Re Mida è in grado di tramutare in oro tutto ciò che tocca. Tutto ciò che guardiamo può essere banale. Ciò che vediamo può essere degno di attenzione. Ciò che viene fotografato risulta in qualche modo celebrato. La reazione empatica a ciò che una fotografia rappresenta dipende da una quantità smisurata di condizioni: da ciò che siamo e da come soggettivamente vediamo il mondo intorno a noi. Normalmente ciascuno è immediatamente ben disposto nei confronti dei fenomeni che sono in grado di rassicurare, mentre ciò che mette in discussione e destabilizza viene più facilmente respinto. Ci sono sicuramente persone che amano reinterpretare in modo nuovo esperienze e conoscenze, ma costoro appartengono ad una élite culturale ed umana. La massa è inevitabilmente propensa all’omologazione. Non c’è dunque da stupirsi che la rappresentazione di qualsiasi diversità possa destabilizzare chi preferisce nascondere i propri smarrimenti.

Nella nostra società domina l’identificazione per etichette. Tanti si sentono al loro giusto posto semplicemente per il fatto di essere qualcuno all’interno di un determinato gruppo sociale, politico, economico, etnico, religioso, professionale… Stare con qualcun altro, identificato come diverso, anche solo vederne rappresentata la presenza, può risultare squilibrante e addirittura contaminante per chi ha una fragile consapevolezza di sé stesso o del ruolo che ha scelto per sé.

Chi invece ha piena coscienza di sé stesso, si accetta serenamente ed orgogliosamente per quello che è, senza il bisogno di dover costantemente ostentare agli altri, per malintesa necessità difensiva, forzose appartenenze di individualità e di ruolo.Loving b

Hugh Nini e Neal Treadwell, una coppia di collezionisti texani, residenti a New York ha iniziato a raccogliere fotografie di uomini in atteggiamento affettuoso partendo da una fotografia ritrovata per caso in un negozio di antiquariato di Dallas. Si sono immediatamente sentiti coinvolti in uno scambio di sguardi nel quale si sono rispecchiati: “Ci sembrò che quella foto ci guardasse a sua volta ed in quel particolare momento esprimeva la nostra condizione”.

Ancora una volta, anche in questo caso, la fotografia tattile ebbe modo di manifestare la sua specificità sulla mera immagine. Le figure in sé non hanno aura. Gli oggetti fotografici sì. L’aura non è da intendersi come fantasiosa radiazione di sfera sensitiva ed occultista. Il critico e sociologo tedesco Walter Benjamin ha ben spiegato cosa è l’aura, in termini di suggestione evocativa, nel saggio di estetica “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”: quando un uomo, un animale o un essere inanimato leva il suo sguardo sotto il nostro, per prima cosa ci attrae lontano: il suo sguardo sogna, ci trascina nel suo sogno. Ancora più chiaramente, parafrasando Karl Kraus, quanto più da vicino si osserva una fotografia, tenendola in mano, tanto più lontano essa guarda a sua volta. È questa una delle tante magie delle quali la fotografia come oggetto è capace. Ciò spiega la fascinazione che ha trascinato Hugh Nini e Neal Treadwel in un viaggio collezionistico che li ha condotti a raccogliere quasi tremila fototipi originali prodotti nel corso di un secolo tra il 1850 ed il 1950 circa.

La progressiva costituzione di un importante fondo fotografico di rilevanza storica e sociale ha condotto all’idea di pubblicare un imponente libro fotografico che racconta un’idea alternativa dell’amore.

Loving cLa fotografia mostra e non dimostra. Noi possiamo leggervi ciò che appare, non certificare ciò che è. Certi atteggiamenti potrebbero persino derivare da una messinscena scherzosa. Quante volte ciascuno di noi ha avuto modo di farsi ritrarre nelle più stravaganti e trasgressive pose e travestimenti? E, d’altronde, quante volte le più consuete manifestazioni di affetto sono state spensieratamente esibite come sinceramente abituali, senza preoccuparsi della rigorosa distinzione di ruoli sessuali o sociali?

Fino ad un secolo fa due militari amici potevano posare in studio tenendosi per mano, senza suscitare illazioni sul rapporto che li legava. Vedere gruppi di ragazze sotto braccio o per mano a passeggio in città era ed è ancora un fatto usuale. Molte culture nel mondo considerano il bacio sulla bocca tra uomini una manifestazione di rispetto e fratellanza. Dunque ogni manifestazione di amore non comporta necessariamente una conseguente relazione di carattere sessuale.

Cosa fanno gli uomini di Loving prima o dopo lo scatto, a letto o dove pare a loro, non è questione che ci riguardi. Ciò che ci concerne come lettori e persone di cultura ed arte è appunto ciò, ma soprattutto COME, l’immagine racconta, nella sua innocente apparenza: persone che si vogliono bene.

Oggi riteniamo di vivere in una società evoluta e libera, ma i condizionamenti ed i limiti sono sotto gli occhi di tutti. La supremazia ottusa di patriarcato e misogino maschilismo produce ancora violenza e morte, quotidianamente e nella nostra stessa società italiana d’oggi. Ancora molta strada va percorsa sulla via della libertà sessuale di tutti e di ciascuno.

Dal punto di vista tecnologico, gli esemplari riprodotti in Loving percorrono un intero secolo di storia della fotografia, partendo dalla dagherrotipia, seguendo tutte le fasi dell’evoluzione fino ai processi istantanei polaroid.

Un periodo fondamentale della fotografia popolare, intorno agli Anni 1870 è rappresentato dalla ferrotipia, tintype in inglese. Questo processo era praticato fondamentalmente in forma itinerante, fuori dai prestigiosi studi fotografici frequentati dalla ricca borghesia. Non si tratta di un procedimento negativo-positivo, per il quale il professionista continuava a detenere la matrice che serviva per la stampa. Il supporto iniziale e finale dell’immagine è unico: una lastrina di ferro laccato in nero e rivestito di materiale fotosensibile. La lastra è esattamente l’oggetto fotografico impresso all’interno della camera fotografica: un positivo unico che veniva direttamente consegnato ai committenti. Al fotografo non restava nulla.

Si comprende come questa soluzione operativa, economica, immediata, personalizzata, sostanzialmente di esercizio ambulante, fosse gradita da tutte le coppie che preferivano evitare la relazione formale e strutturata con il fotografo titolare di studio professionale, con tutto il seguito di scomodi testimoni potenzialmente critici che ciò poteva comportare.

I ceti più agiati non avevano invece nulla da temere perché la ricchezza, quando è indiscussa e potente, costituisce una barriera di difesa che autorizza ogni trasgressione, anzi la rende privilegio elitario. Pertanto in Loving vediamo anche tante albumine su “carte de visite” e formato album della seconda metà dell’Ottocento.loving e

Dall’inizio del Novecento il chiosco fotografico automatico, cioè la cabina per le fototessere automatiche, photoboot in inglese, diventò il luogo d’elezione per esprimere la trasgressione in modo riservato e senza dover rendere conto a nessuno. Una volta tirata la tendina che nascondeva dagli sguardi indiscreti degli eventuali passanti, non c’era più convenzione sociale o regola morale che tenesse. Niente negativi: solo copie positive uniche sulle quali esercitare il più totale controllo ed autonomia di impiego.

L’avvento dei materiali a positivo unico immediato, cioè della tecnologia Polaroid, spinse ancora oltre il confine della libertà iconografica. A questo punto ripresa e stampa divennero un unico fenomeno inscindibile che poteva essere esercitato ovunque in piena autosufficienza.

La collezione che ha dato origine a Loving include anche eccellenti stampe contemporanee su carta fotosensibile baritata, probabilmente realizzate come produzione amatoriale da appassionati che provvedevano personalmente alle varie fasi di ripresa, trattamento e stampa. Si tratta di opere curate anche dal punto di vista artistico che danno nuova luce e prospettiva ad un genere fotografico finora poco conosciuto e studiato.

L’interesse collezionistico questo tema, per quanto di nicchia, è vivace, tanto da avere sollevato l’attenzione dei venditori professionali di materiali storici fotografici. Su piattaforme commerciali come ebay, i venditori si sono scaltriti al punto di indicare espressamente nella descrizione “gay interest” per dare un particolare risalto alle loro inserzioni. La conseguenza è che attualmente una fotografia di buona qualità artistica con soggetti maschili in atteggiamento affettuoso, anche anonima, può tranquillamente arrivare al valore di centinaia di euro.

Hugh Nini e Neal Treadwell si sono lasciati catturare da una passione che li ha condotti a riunire nel momento commercialmente più favorevole, un patrimonio di grande valore testimoniale in ambito storico e sociale. La selezione che hanno proposto in Loving costituisce un primo contributo culturale al quale intendono farne seguire nel tempo altri, approfondendo un tema ed una riflessione sulla libertà sessuale che coinvolge inevitabilmente tutti. La libertà e l’amore non ammettono confini, se non il rispetto della vita stessa.

 

© 2023 by Gabriele Chiesa

Le foto sono pubblicate per gentile concessione di Nini-Treadwell Collection

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