Vado a scuola

dicembre 22, 2013 in Cinema da Elisa Masneri

Ogni mattina Jackson, dieci anni, attraversa 15 km di savana per andare a scuola. Quando tocca a lui fare l’alzabandiera e cantare l’inno, parte da casa alle 5.30 del mattino nel tentativo di arrivare un po’ in anticipo. Deve però stare attento agli elefanti e agli animali pericolosi che popolano il Kenia e minacciano il suo percorso.

Zahira è marocchina e vive in un villaggio sperduto sulle montagne dell’Atlante. Vive in un collegio, ma nel fine settimana torna a casa a salutare i suoi e l’anziana nonna, orgogliosa di avere una nipote che può studiare ed essere indipendente. Ogni lunedì mattina Zahira deve camminare per quattro ore sugli sconnessi sentieri di montagna che la portano in paese e quindi a scuola.

Carlito ha undici anni come Zahira, ma vive dall’altra parte del mondo, in Patagonia: ogni mattina galoppa sul suo cavallo per i 25 km che lo separano dalla scuola. Ha la responsabilità di portare con se anche la sorellina, i suoi genitori contano su di lui e non li può deludere.

Anche Samuel ha undici anni, ma non può camminare: i suoi fratelli ogni giorno spingono la sua traballante sedia a rotelle per 4 km, trascinandola sulla sabbia e sulle strade fangose dell’India meridionale.

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Pascal Plisson, documentarista francese, racconta le storie esemplari di questi bambini e delle loro famiglie per ribadire la fondamentale importanza del diritto all’istruzione.

La forza simbolica dei loro sorrisi è più potente di alcune delle frasi ad effetto che pronunciano, ricche di buoni sentimenti ma improbabili. Nonostante le pretese documentaristiche, c’è poca spontaneità e naturalezza, sia nei dialoghi, che a volte suonano artefatti, sia nella scelta delle inquadrature, splendide soggettive e campi lunghi mozzafiato alla National Geographic; anche il montaggio è più simile a quello di un film di finzione, perché crea pathos con un ritmo serrato e coinvolgente. Sarebbe quindi più corretto parlare di docu-fiction: al di là delle definizioni però, il messaggio che trasmettono gli occhi ingenui e speranzosi dei piccoli protagonisti è potente e importante.

La loro fatica per arrivare a scuola è sottolineata da musiche scelte con cura, che trasformano i loro quotidiani viaggi attraverso la natura selvaggia in avventure epiche. L’arrivo in classe è emozionante e commovente.

Ogni tanto il pensiero corre ai ragazzi fortunati e svogliati del primo mondo, il nostro, dove andare a scuola è ovvio, semplice e noioso: la speranza del riscatto sociale tramite l’istruzione è qualcosa che forse non ci appartiene più, qualcosa che non sappiamo più immaginare. L’incrollabile forza di volontà di questi bambini e la speranza per il loro avvenire fa bene agli occhi e al cuore. Plisson riassume tutto questo in un film vitale ed energico, la cui visione è obbligatoria per gli studenti e gli insegnanti, e fortemente consigliata a tutti.

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