Anastasia, un “angelo” dalla Moldavia

febbraio 18, 2013 in Nuovi cittadini da Beatrice Orini

AnastasiaNome: Anastasia

Cognome: Sacultanu

Età: 29 anni

Professione: badante

Paese d’origine: Moldavia

In Italia dal: 2007

Stato civile: libera

Sogno: Far crescere bene mio figlio

Non capisco. Me la vuoi portare via? chiede Isabella, 93 anni portati con grazia. Seduta in poltrona nella sua abitazione, guarda la giovane badante moldava Anastasia rispondere alle domande e si preoccupa. Ha paura che io me ne vada – spiega la ventinovenne che da cinque anni assiste Isabella, raccontando la relazione di stretta vicinanza tra badante e badato. Se a volte è una gabbia – Stai sempre chiusa in casa e devi avere tantissima pazienza: gli anziani sono come bambini capricciosi –, a volte è fatta di affettuosa partecipazione e di tante cose belle: Isa mi dice spesso che mi vuole bene, che sono un angelo, che se me ne vado muore. Mi meraviglia e mi rende felice vedere quanto mi è affezionata.

In un’Italia sempre meno giovane, il numero di lavoratori domestici stranieri iscritti all’Inps è quintuplicato dal 2001 ad oggi, raggiungendo quota 711mila (dati 2012, Fondazione Leone Moressa). È un universo soprattutto femminile che spesso coinvolge donne, come Anastasia, con alle spalle una vita non facile: Io e i miei fratelli siamo cresciuti troppo in fretta; nostra madre è morta presto e non abbiamo potuto studiare; io ho iniziato a lavorare in casa a nove anni, facendo le pulizie e da mangiare. È stata dura, confessa Anastasia, diventata, a vent’anni e senza un lavoro, ragazza madre.

Sceglie allora un’Italia molto cara: Per venire in questo Paese ho pagato quattro mila euro più gli interessi, per un totale in un anno di nove mila euro. L’impatto è pesante: Avevo tanti debiti, non capivo la lingua. Sono stata al parco di via dei Mille per tre settimane dalla mattina alla sera, mangiando alla Caritas e dormendo da una compaesana. Poi ho trovato una sostituzione di tre mesi come badante e subito dopo sono venuta qui.

Ora Anastasia, regolarizzata al secondo tentativo con la sanatoria del 2009, ha un buono stipendio con cui mantiene la famiglia, un contratto, i documenti. Sono più tranquilla e l’anno scorso ho potuto riabbracciare, dopo quasi quattro anni, mio figlio Edoardo, che vive con mio fratello, agricoltore: è stata dura aspettare così a lungo. Ma del suo Paese e di Hînceşti, la sua piccola città natale, non le manca nulla, eccetto i familiari: La Moldavia non ha mai aiutato il popolo: il governo litiga e basta, sono rimasti quasi solo bambini e vecchi. Non mi va di tornare. Il progetto così è mettere da parte i soldi per comprare in Moldavia un appartamento per le vacanze e soprattutto far studiare Edoardo, dargli una vita diversa da quella che ho avuto io. Fare la badante però è troppo pesante, specialmente se sei giovane. Quando non ci sarà più Isa, cambierò, magari farò la colf come mia sorella più piccola, da un anno e mezzo anche lei a Brescia: da noi non vedeva un futuro.

L’Italia le piace appunto perché c’è lavoro. Le piacciono il cibo – meno grasso di quello del nostro Paese, qui sono dimagrita molto –, i vicini gentili e le ore libere passate in città con le tantissime donne moldave: Ci incontriamo al parco o, quando piove e fa freddo, nei centri commerciali. Mangiamo, scherziamo, giriamo… Ma la giornata passa così in fretta!

Qualcosa da dire ai bresciani? Piuttosto ai nuovi bresciani: Fate in modo di andare d’accordo con la gente, di lavorare e essere bravi. Per quanto riguarda il suo avvenire, ha le idee chiare: Mi darò da fare, non mi piangerò addosso, lavorerò sempre. Perché chi cerca trova… Si dice così, no?

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