Città invisibili, isole artificiali, cimiteri viventi, il mondo senza mappe

febbraio 13, 2021 in Approfondimenti, Recensioni da Mario Baldoli

Copertina mappeSiccome siete ricche o ricchi sfondati, amate il mare e fuggite la folla, la soluzione adatta a voi è una nave, The world, transatlantico vecchio stile (non un condomino galleggiante, fetente, rumoroso e “non luogo” direbbe Augé), una bella nave che solca i mari dal 2002, ospita appartamenti per 130 famiglie ed è fornita di tutto: piattaforma per elicotteri, ristoranti, campi da tennis. Il costo dell’appartamento varia da 2 a 7 milioni di dollari più un 6% di manutenzione: “un’isola galleggiante, un’enclave di opulenza, un modo di viaggiare per il mondo senza uscire di casa”, la definisce Alastair Bonnett, Fuori dalle mappe, Blakie edizioni 2020 (p.350), trad. Lorenzo Vetta.

Siccome siete ricchi ma vi piace avere a portata una costa, per voi il governo della Maldive ha costruito isole galleggianti dove trovate anche il campo da golf (e forse Trump).

Il Cairo, la Città dei Morti

Il Cairo, la Città dei Morti

Ma forse siete poveri ed estroversi, allora fa per voi la Città dei morti, del Cairo. E’ composta da cinque cimiteri collegati dove vivono 50.000 persone cui si aggiungono un mezzo milione di case limitrofe. In Egitto le tombe di famiglia sono un complesso con varie stanze e un giardino, un’autentica comodità con negozi, scuole, impianti sportivi, ambulatorio con reparto di maternità, elettricità, acqua corrente. L’antropologa italiana Anna Tozzi che vi ha vissuto assicura che è un luogo con la propria stratificazione sociale, una vera città dove vivere senza pagare l’affitto e le tasse.

Se preferite maggiore riservatezza, vi aspetta il cimitero a nord di Manila, un camposanto residenziale di circa 6.000 persone vive e vegete che dormono tra le tombe, se possibile in quelle di famiglia (altrui) e hanno sviluppato una buona intesa con i defunti. Altri cimiteri abitati li trovate nel sud dell’Asia e nel nord Africa.

Ma non si tratta solo del sud del mondo. Anche un inglese del Northumberland vive col camper e spese minime in un cimitero.

Naturalmente ci sono luoghi peggiori, come il deserto che si è creato quando l’Urss ha deviato i fiumi che formavano il lago d’Aral, ora un’immensa pianura polverosa dove crescono rade piante che si sono adattate.

Più vivace e abitabile è Zheleznogorsk, 3.500 km a est di Mosca, una bella città costruita negli anni ’50

Zheleznogorsk

Zheleznogorsk

dove vivevano 90.000 abitanti impiegati in una fabbrica che produceva plutonio per le armi nucleari, quindi nascosta a qualunque mappa. Ora, dismesso il plutonio, attira migliaia di russi cui trasmette una sensazione di calma, ordine, conforto e sicurezza ”perché i cittadini sono la tua famiglia”, ospita industrie manifatturiere e di high tech che producono satelliti per la Russia e gps per molti Paesi a cominciare da Israele, inoltre si è trasformata senza sconquassi da città comunista in capitalista; anche se non più clandestina, offre invidiabili privacy e magnifiche passeggiate nei dintorni.

Non manca l’Italia, Giarre alle falde dell’Etna ospita 25 strutture non completate, costruite dagli anni Cinquanta in poi, le quali se ne vanno in malora con i loro scheletri di cemento abitati da cespugli e cactus. Opere pubbliche clientelari dove non manca – come sempre in Italia- un gruppo di attivisti che vuole trasformarle in un parco archeologico o museo ecc.

Giarre

Giarre

Giarre fa venire in mente a Bonnet la sua città Newcastle (dove insegna all’Università Geografia sociale) con la sua rete di passerelle in cemento mai concluse, oltre a un raccordo autostradale in cui auto provenienti dalle lente rampe d’accesso s’infilano nel traffico veloce dell’autostrada e alcune devono in un centinaio di metri attraversare tre corsie per raggiungere la propria uscita più avanti. “E’ un passaggio feroce che si affronta digrignando i denti cercando di non colpire e non essere colpiti”. In mezzo al raccordo c’è un triangolo abbandonato dove il comune promise (ironicamente?) di piantare 22.500 arbusti di varie specie e con la terra estratta costruire una pista da sci, non usabile perché a Newcastle nevica raramente.

 

Gli studiosi osservano che il luogo per gli antichi occupava il centro della scena, mentre gli ultimi cento anni sono quelli della sua distruzione, e anche la lingua si è adeguata trasformando il luogo in spazio, a suggerire una precarietà in movimento.

Giarre

Giarre

Il libro, scritto col tipico umorismo inglese si occupa di 47 luoghi: luoghi perduti, come isole scomparse; terre di nessuno tra uno stato e l’altro; città morte per poveri e città di evasione per ricchi; aeroporti coi fianchi occupati da chi ci lavora, schiacciato da stipendi bassi, frastuono e inquinamento. Bonnett non lo poteva sapere, ma peggio stavano quelli con la casa sotto il ponte crollato a Genova, o quel magazziniere che viveva in un camper a Rovigo nel parcheggio di Amazon dove lavorava e che è stato licenziato e allontanato da un giorno all’altro.

Il mondo pieno di vita brulicante è senza mappe e spera di non averne. Aveva ragione Melville scrivendo di Queequeg che proveniva da “un’isola non segnata da nessuna mappa, perché i luoghi veri non lo sono mai”.

 

di Mario Baldoli

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