Da Caravaggio a Canaletto. L’arte italiana approda a Budapest

gennaio 8, 2014 in Arte e mostre da Laura Giuffredi

Due secoli di arte italiana vengono celebrati in una mostra straordinaria al Szépmuvészeti Múzeum di Budapest. Ricca di capolavori e scientificamente ineccepibile, con 141 dipinti accuratamente selezionati provenienti dai piú importanti musei del mondo, dá la possibilitá di capire la varietá di stili e le molte personalitá artistiche di quei decenni.

(La mostra è aperta fino al 16 febbraio 2014 e i biglietti per visitarla si possono comprare online sul sito del museo: http://www.szepmuveszeti.hu/)

“La cultura é dialogo tra opere e persone, ma puó far dialogare anche le nazioni”, ha detto il ministro ungherese della Cultura Zoltán Balog presente all’inaugurazione. Obiettivo decisamente centrato con questa significativa esposizione. La politica dello Szépmuvészeti Múzeum di Budapest é stata da subito chiara, da quando si pose l’ambizioso obiettivo di presentare la pittura italiana dal XV al XVIII secolo in due mostre consecutive: la prima “Da Botticelli a Tiziano”, tenutasi nel 2009-2010; quella ora in corso “Da Caravaggio a Canaletto – Due secoli di capolavori italiani” che segna l’evento della stagione ungherese-italiana. Mai prima d’ora una gamma così completa della pittura italiana di questo periodo era stata presentata al pubblico ungherese (ben 141 quadri esposti e provenienti dai musei più importanti del mondo).Da notare che la collezione dedicata al Barocco ed al Rococò italiano del Szépmuvészeti Múzeum contiene circa 600 opere: di queste, le trenta ora esposte in mostra (tra cui opere di maestri importanti come Annibale Carracci, Artemisia Gentileschi, Guercino, Luca Giordano, Bernardo Strozzi, Giovanni Battista Tiepolo, Canaletto e Bernardo Bellotto) sono affiancate da circa cento dipinti prestati da diversi musei e collezioni europee e americane, sia pubbliche sia private, tra cui la National Gallery di Londra, il Musée du Louvre di Parigi, il Museo Nacional del Prado e il Museo Thyssen- Bornemisza di Madrid, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, la Pinacoteca Capitolina e la Galleria Borghese a Roma, la Gemäldegalerie di Berlino, la Gemäldegalerie di Dresda e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.

E la mostra non punta sull’impatto che senz’altro dà al visitatore uno dei pittori più influenti della storia, Michelangelo Merisi da Caravaggio di cui lo Szépmuvészeti Múzeum non possiede opere: in questa occasione sono arrivate ben nove tele di questo autore, tra cui “San Francesco in preghiera” del 1610, la splendida “Salome” del 1609-10 (nel catalogo, accurata la schedatura di John T. Spike). Ma è lunghissima la lista degli altri pittori presenti, dai Carracci al Guercino, dal Tiepolo a Guido Reni, fino al Canaletto che chiude la sezione del Settecento con le sue classiche vedute di Venezia.

La mostra, ed il relativo, corposo catalogo, si articolano in otto consistenti sezioni:

  1. Face to face with reality”: qui il percorso si apre col Caravaggio del “Ragazzo con canestra di frutta” (fig. 1) e procede con alti autori come Nicolas Tournier o Lionello Spada, Mattia Preti o l’Anonimo della “Giovane donna dormiente”, le opere dei quali puntano sul realismo tattile di incarnati e tessuti e altri oggetti dai dettagli sontuosi trafitti da lame di luce.

Ragazzo

fig. 1

  1. Divine light – Diabolic shadow”: il soggetto religioso (interessante un “Ecce homo” di Giulio Cesare Procaccini (fig. 2) da collezione privata, recentemente attribuito al pittore bolognese da Davide Dotti) trova espressione in una travolgente parata di capolavori, ancora di Caravaggio, e poi di Tanzio da Varallo, Artemisia Gentileschi, Jusepe De Ribera ed altri.

 EcceHomoProcaccini

fig. 2
  1. Ideal and norm”, dove brillano, tra l’altro, i colori smaltati del Guercino e la suggestione notturna della “Natività” di Carlo Maratta.

  1. Eloquence, illusion, spendour” con la teatralità di Francesco Cairo, Daniele Crespi, Mattia Preti e Luca Giodano.

  1. Natura morta – Natura viva”, dove la natura morta offre ampio repertorio (ancora nelle schede di Davide Dotti), e non manca un bel Baschenis (fig.3), proveniente dalla Carrara di Bergamo; cospicua è poi a sequenza dei ritratti, tra i quali l’intenso “Autoritratto” del Bernini dalla Borghese di Roma, e quella dei “pitocchi” tra Ceruti e Fra’ Galgario.

 Evaristo-Baschenis-

fig. 3

  1. Poetry and virtuosity in the Settecento”, con l’intensa “Sacra famiglia” di Pompeo Batoni, dai Musei Capitolini.

  1. Swansong in Venice”, dominato dalla grande pala del Tiepolo con “San Giacomo maggiore che sottomette i Mori”, conservato proprio a Budapest.

  1. Italian journey”, con le vedute veneziane di Canaletto e Bellotto.

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