Edifici multipiano – Il Crystal Palace (1)

gennaio 22, 2013 in Architettura e urbanistica da Graziano Magro

brescia-crystal_palaceIl Crystal Palace è la costruzione simbolo della city.
Nei film americani e nei documentari sulle metropoli, vengono presentati edifici che declasserebbero il nostro grattacielo a civettuola villetta. Nei disegni e nelle intenzioni del committente  ai piedi della torre avrei dovuto trovare un brulichio di gente operosa. Niente di tutto questo: Brescia non è una metropoli. Ho trovato subito il parcheggio e non nei piani interrati della torre, ma all’esterno, poco distante, dove i marciapiedi che circondano l’isolato sono rivestiti di ordinari blocchetti in cemento, uguali a quelli che troviamo nelle lottizzazioni di periferia.
Quando percorro la scalinata d’ingresso alla “piastra commerciale” da via Aldo Moro sul lato Sud, incrocio due impiegati; la galleria che si estende dietro la porta scorrevole automatica è larga e non molto lunga, semideserta, e su di essa prospettano le vetrine delle attività commerciali e la portineria al servizio della torre. Agli esordi mi ricordo che l’amministrazione condominiale del Crystal aveva provato a vitalizzare la galleria principalmente con mostre d’arte; non si parla più da anni di rinnovarle. Molte vetrine sono oscurate da pannelli di carta fissati ai vetri con dozzinale nastro adesivo, e sull’angolo presso l’ingresso un bar serve pochi clienti dall’aspetto “in carriera”. Vedo un negozio di telefonia, un altro bar dall’aspetto frivolo… Attraverso una sobria portineria potrei accedere agli uffici ai piani superiori, ma oggi non ho appuntamento con nessuno.

Si gode di una bella vista sulla città già dal 5°-6° piano, figuriamoci a cento metri di altezza, da dove ci trova in linea con il Castello, mentre a terra cresce il parco Tarello. Il progettista del Chrystal, Bruno Fedrigolli, aveva disegnato un edificio mosso, allungato e con un vertice, sfaccettato come un diamante (erano le sue parole), ma i costruttori gli hanno imposto grandi volumi ai piani alti, mentre un accanito dibattito, approdato dal consiglio comunale e dai giornali locali fino all’Espresso, seguito da relative norme, me l’ha intozzito (diceva lui). Di qui il parallelepipedo odierno che sembra scimmiottare un improbabile brescia-americanismo.

Sul lato est dell’isolato l’uscita è  abbellita da una tecnologica quanto cadente fontana: vuota, inattiva, triste, ormai inutile. In essa l’acqua doveva cadere su grandi cucchiai che l’avrebbero versata nel contenitore sottostante producendo un allegro rumore.

Torno sui miei passi, un fighetto come me non usa la porta di servizio, ed esco dall’ingresso Nord. Guardo le luci del centro storico della città in lontananza.

Condividi: Email this to someoneShare on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Pin on Pinterest