Gli Dei della Sicilia, con Saffo poeta e Verre il corrotto

luglio 7, 2022 in Approfondimenti, Recensioni da Paolo Merini

la-sicilia-degli-dei-3749Da poco sbarcata a Palermo, Anna Maria Ortese legge un frammento di Saffo, esule in Sicilia da Lesbo: Ho parlato in sogno con te, Afrodite. Anna s’invaghisce di Palermo silenziosa, bassa così che pare si possa scavalcarla con un passo, silenziosa, piena d’ombra. Palermo è l’antica Panormos dei Greci che la tolsero ai fondatori Fenici. Una necropoli del VII secolo a. C. fa pensare a incontri mitici e leggendari. Un altro frammento di Saffo: Oppure te Cipro, Pafo o Panormos indica che qui sarebbe approdata Afrodite, trascinata dalla spuma bianca e immortale del mare di Cipro, là dove piombarono i testicoli di Urano, tagliati dal figlio Crono, padre di Zeus.

Probabilmente a Palermo arrivò l’eolica Saffo: Panormos è composta da due parole greche pan e ormos, ovvero città Tuttoporto per le sue caratteristiche di ansa naturale volta al mare. La figura del triangolo ha sempre un suo fascino: Afrodite, Saffo, Palermo. Una città coi suoi misteri, il monumento al Genius loci: un vecchio con corona, capelli e barba fluente, un’aquila, un cane ai suoi piedi, un serpente che gli succhia la mammella. Simboli torti, da decifrare.

Facendo seguito a due precedenti lavori dedicati ai miti greci percorsi attraverso la geografia, In viaggio con gli Dei e Il mare degli Dei, Giulio Guidorizzi e Silvia Romani con le illustrazioni di Michele Traquillini, Cortina editore, entrano nella Sicilia degli Dei, una guida mitologica e percorrono quella che sarà per sempre conosciuta come la Magna Grecia.

L'auriga di Mozia (V sec. a.C.)

L’auriga di Mozia (V sec. a.C.)

Non solo templi e monumenti. Scrive Pindaro: la città più bella del mondo. E Pirandello: una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli di un altipiano di argille azzurre sul mare africano sull’antico porto di Girgenti. Akragas, Girgenti, Agrigento. I coloni vennero dal Mediterraneo orientale, da Rodi e da Creta, ma anche da Tebe, vantandosi dell’antica stirpe del Cadmei, Laio ed Edipo.

Leda e il cigno (Firenze, Museo Archeologico Nazionale)

Leda ed il cigno (Firenze, Museo Archeologico Nazionale)

Il tiranno Terone, vinti i Cartaginesi a Imera nel 480 a. C. avviò il piano ambizioso di opere pubbliche ridisegnando la città antica, ancora riconoscibile nella valle dei Templi, costruendo giganti di pietra, 8 m, a sostenere il tempio di Zeus Olimpio. Molto nel tempo è crollato, ma seguendo sentieri che si intersecano, ecco i templi di Era Lacinia che proteggeva i parti e le unioni matrimoniali che poi si rassodavano nel tempio della Concordia. Seguendo le mura si raggiunge l’area più misteriosa dove abitavano gli dèi degli Inferi: Ade e la moglie Persefone, bagnati dal sangue delle vittime sgozzate su un altare quadrato, e altri gruppi di colonne dove si celebravano antiche feste in cui Dei e uomini sedevano insieme a banchetto nell’età dell’oro, quando Elena e Polluce, i figli del cigno che s’accoppiò con Leda, passeggiavano, prima di unirsi la prima con Clitemnestra, l’altro con Castore, figli di Tindaro, il legittimo sposo della bellissima Leda.

Poiché gli dèi sono immortali, come ha scritto James Hillman in Figure del mito, abitano ancora questi luoghi, ombelico del mondo, e si concedono con parsimonia in flebili frammenti a un mondo cinico, volgare e senza storia in cui lo sguardo è un drone, l’amore è pornografia e la lancia un’atomica.

La Sicilia ricca di artisti: Cielo d’Alcamo, Giacomo da Lentini, Pirandello, Brancati, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Bufalino, Camilleri, Antonello da Messina, Guttuso, Scarlatti, Bellini, Battiato. Piena di storia e leggende: antichi re, Federico di Svevia, Ruggero, Guglielmo, uno di essi mandò in mare Colapesce, uomo che la passione per l’acqua salata aveva coperto di squame e di branchie, a scoprire i fondali dell’isola. Lui ne vide tre colonne a sostenerla (in realtà una in frantumi, l’altra precaria) per cui si dice che si fermò là per sostituirne una col suo corpo, a mo’ di Atlante.

Il Satiro danzante di Mazara

Il Satiro danzante di Mazara

Ancor oggi instabile, la Sicilia è in movimento tra vulcani e terremoti, l’Etna il più alto d’Europa con 3.350 m, sempre attivo come alcuni nelle Eolie, i terremoti di Reggio e Messina del 1783 che distrussero le due città anche con uno tsunami e provocarono 50.000 morti; il più forte con la distruzione di Messina e Villa San Giovanni del 1908 con 100.000 morti; il terremoto nella valle del Belice nel Sessantotto, e tanti altri in anni più vicini.

Sicilia sorprendente: chi ricorda un’isola comparsa improvvisa tra Sciacca e Pantelleria nel 1831, figlia di un vulcano sommerso, battezzata Ferdinandea dal re delle Due Sicilie che la riteneva sua, e per fortuna scomparsa a fine anno quando Inghilterra e Francia stavano per entrare in guerra per appropriarsene e già vi sventolava il tricolore francese.

Questo libro è meno denso dei precedenti, indugia più sull’ambiente, collega e conduce avanti le tracce del mito e delle leggende fino ad arrivare attraverso opere e fatti storici moderni ai nostri giorni incontrando per strada Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi e Normanni, chiese che occupano templi, capolavori dell’arte rinascimentale, dell’Ottocento e del Novecento, quando un romanticismo, abbandonate le origini, scoprì la salvezza tra gli Dèi, stravolgendo se stesso. Le molte le immagini sono però lo stimolo a cogliere la continuità con l’antico ed entrare in Sicilia con occhi felici.

di Paolo Merini

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