Il profondo sogno del Continente blu

settembre 24, 2020 in Approfondimenti, Recensioni da Viola Allegri

Favole_copertinaTre parole sintetizzano la più estesa della realtà geografiche del globo, sparsa nel Pacifico: l’Oltremare, la colonizzazione, il Continente Blu

Isole raggiunte da qualche viziato del mare che non resiste alla loro bellezza, isole che hanno un’invisibilità cartografica, effetto della nostra invisibilità cognitiva, infatti sono sempre in mezzo alla piega delle mappe.

Vi si addentra un libro curato da Adriano Favole, L’Europa d’Oltremare, ed. Raffaello Cortina, che raccoglie in dodici capitoli i contributi di 15 studiosi.

Ignorate per secoli, queste isole furono preda di Francia, Gran Bretagna, Olanda: erano l’Oltremare.

I coloni portarono la schiavitù (nel 1687 vi erano 70.000 schiavi, oltre a quelli non denunciati per ragioni fiscali), portarono malattie nuove e letali, l’allevamento degli animali, concentrarono la popolazione lungo le coste, imposero il passaggio dalla cultura del caffè e dell’igname a quella dello zucchero distruggendo l’ecosistema precedente, vi inviarono i lebbrosi e i delinquenti, provocarono un’ immigrazione incontrollata dalle isole più povere a quelle più ricche, istituirono rapporti giuridici e politici differenti con diversi stati di sovranità.

Vanuatu

Vanuatu

Con i coloni arrivarono i missionari a fondare scuole e oratori. Poi, visto il fallimento delle loro realizzazioni in terre così piccole e lontane, i coloni se ne andarono lasciando le isole profondamente modificate, vuote all’interno, sovrappopolate lungo il mare.

Non bastava: alcuni atolli furono usati per cinquant’anni come luogo strategico per verificare e mostrare la propria potenza nucleare.

Molti abitanti delle isole, Caledonia, Melanesia, Micronesia e altre sono emigrati nei paesi dominanti dove ci sono università, ospedali e una vita organizzata se pure molto diversa, altri sono tornati vinti dal fallimento e dalla nostalgia. Chi è rimasto cerca di ricostituire qualcosa del passato perduto, ad esempio la civiltà dell’igname, le capacità nautiche: una canoa a doppio scafo, costruita secondo il modello antico, senza bussola, ha raggiunto le Hawaii svelando passate abilità di movimento. Nelle stesse Hawaii si trova un’acacia di tipo diverso da quello della Réunion, un seme forse portata da qualche navigatore o nello stomaco da qualche uccello.

Queste isole sono sparse in milioni di kmq di mare, ai margini degli atlanti, piccole realtà emergenti erose dai venti e dalle acque, spesso invisibili perchè affondate: un’immensa Atlantide, di cui restano le sole testimoni. Geologicamente sono di tre tipi: vulcaniche- come le Hawaii, continentali come il Madagascar, coralline con intorno gli atolli. Sono un immenso Mediterraneo nell’Oceano australe.

Nuova Caledonia

Nuova Caledonia

Noi Europei, con una civiltà sorta dall’arcipelago dell’Egeo, dobbiamo imparare a guardare queste isole come uno specchio, anche noi siamo nati fra isole migrando da un punto all’altro, scrive Favole.

Dopo l’Oltremare e la colonizzazione, si assiste ora alla nascita di un progetto ambizioso e difficile, paradossalmente mosso dalla scoperta e dallo sfruttamento del nichel nella Nuova Caledonia. E’ evidente che la loro visione dell’ecologia non è la nostra: il nichel, approvato dai loro governi, è servito a mettere in contatto le isole, ha portato lavoro ed esteso le comunicazioni fino alla Cina e alla Corea.

La nuova cultura indigena ha un progetto ambizioso, si chiama Continente Blu, è la ricerca di un’identità collettiva, il sogno di gestire un nuovo immenso continente globale che include le migliaia di isole del Mar dei Coralli, le Salomone, le Figi fino a spingersi alle Hawaii dove è presente un gruppo che si batte per l’indipendenza, e poi alle isole del subcontinente indiano, mentre navigando verso Ovest raggiunge il Madagascar. Sono il continente australe.

Tonga

Tonga

E’ un progetto di lunga durata, privo di un riconoscimento internazionale, che ha portato finora a giochi di tipo olimpico tra gli isolani, e si sa che il gioco è un grande stimolo della storia. Ma la stessa lingua che parlano unisce alcuni e li divide da altri, in teoria potrebbe essere il creolo, un misto di parole indigene e di quelle dei colonizzatori, una creolità anch’essa lontana da raggiungere.

Le ultime notizie che da quelle isole arrivano in questi giorni sono però drammatiche, le loro acque sono contese fra Cina e Stati Uniti in uno scontro per ora non militare, ma che potrebbe diventarlo per una qualunque provocazione, basterebbe l’affondamento di qualche peschereccio. Scontro che non ha solo obiettivi strategici, ma anche di sfruttamento di quel fondo oceanico purtroppo ricco di materie prime.

Ma ciò che ora conta è aprire gli occhi su chi abita l’immensità del sogno, il Continente Blu.

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