Il ritorno di Vasco Pratolini, lo scrittore più umano

agosto 24, 2015 in Approfondimenti, Letteratura da Roberta Basche

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Vasco Pratolini, Forte dei Marmi, estate 1979 (foto di Luca Carrà)

Per il lettore che abbia affrontato la vita e le opere di Pratolini solo durante gli studi scolastici, spesso nelle poche pagine antologiche a lui dedicate, autore smarrito tra nomi più noti, leggere la raccolta di saggi Atti del convegno internazionale di studi su Vasco Pratolini, ed. Olschki riporta alla luce parole ed emozioni sepolte nella cantina della memoria.

E ripercorrendo con gli occhi gli scaffali della libreria alla ricerca di una sua opera che ricordo di possedere, sfilo Cronache di poveri amanti, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1960.

Ha cantato il gallo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanterna dell’albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno

Firenze, Via del Corno, palcoscenico dove si svolgono le cronache dei poveri amanti.

Fra i molti saggi del Convegno, tenuto il 17-19 ottobre 2013, due bellissime relazioni di Vittorio Spinazzola e Giulio Ferroni sono dedicate a questo romanzo e in una di esse si osserva: Lo scrittore ha voluto fare di Via del Corno un’isola, un universo a parte quasi dotato di una sua autonoma microetnia urbana: ma non un luogo concentrazionario, anzi aperto agli scambi con l’esterno: vi si entra e si esce così come si vive e si muore.

Sia questi saggi che altri (per esempio quelli di François Livi e di Elisabetta Becchereti) dedicati a “l’itinerario della memoria” mettono in luce il terreno a cui attinge Pratolini per i suoi romanzi e i suoi racconti: l’infanzia, la figura materna, il legame con Firenze, l’amore.

Nuovi anche i testi relativi ai rapporti di Pratolini con il cinema, il teatro e la pittura.

La relazione tra Pratolini e il cinema è trattata in diverse prospettive: Davide Luglio analizza la figuratività della

Felice Casorati, Cucitrice nella soffitta (1931)

Felice Casorati, Cucitrice nella soffitta (1931)

sua scrittura: la sua capacità di dare a vedere, di porre sotto gli occhi del lettore l’evidenza stessa dei fatti trasformandolo in spettatore di un susseguirsi di scene. Claudio Carabba affronta il tema del neorealismo, approfondisce il rapporto tra lo scrittore e il cinema sia in merito alla sua collaborazione come sceneggiatore in film di Rossellini, Emmer, Visconti, per citarne alcuni, sia alla trasposizione cinematografica dei suoi romanzi.

In particolare vi è un saggio dedicato a L’ammuina, scritto da Pratolini per la sceneggiatura del film Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy.

Pratolini vuole rendere tutta la drammaticità della vicenda, ma alla sceneggiatura partecipano più collaboratori, tra i quali lo scrittore Carlo Bernari, che modificheranno il testo originale.

Scrive Maria Carla Papini nel saggio sopracitato: Ma è la portata eroica, epica di quell’Italia e delle vicende che si volsero a Napoli in quei giorni che non sembra poi risultare dalla sceneggiatura e quindi dal film (…) che pur da L’Ammuina aveva tratto le mosse, mantenendone l’assunto ma smontandone in gran parte l’unità dell’impianto narrativo e, con esso, l’intensità di un afflato etico che appare invece smorzata a vantaggio del bozzetto o della battuta arguta che, mentre rileva lo spirito dei napoletani, ne stempera tuttavia nel film proprio quella dimensione eroica che era stata la nota dominante del testo di Pratolini.

La ricchezza di questo volume include i saggi sulla poesia de Il mannello di Natascia, sull’uso del vernacolare nelle opere dello scrittore fiorentino, sulle assonanze con Camus e con lo scrittore greco Menis Kumandareas, sui rapporti con gli editori Vallecchi, Bompiani e Mondadori.

In merito a quest’ultimo tema è curioso leggere alcuni stralci della corrispondenza di Pratolini con Valentino Bompiani e Alberto Mondadori.

Pratolini chiede a Bompiani, al quale è legato da un contratto, l’autorizzazione a far pubblicare da “altri” alcuni suoi scritti:

Ho assillante bisogno di guadagnare qualcosa mettendo insieme pezzi già editi in volume ed elzeviri pubblicati su quotidiani. Roba “minore” e marginale, già stampata, che a Lei non interessa.

Bompiani acconsente e lo scrittore lo comunica ad Alberto Mondadori:

Bompiani mi ha dato il permesso non perché il libro non gli piaccia (tu hai capito che non sa nemmeno di cosa si tratta) ma semplicemente perché di mio gli interessano soltanto libri che siano totalmente inediti e che siano “romanzi”.

Interviene Arnoldo Mondadori che, come tutti gli editori, predilige i romanzi per motivi commerciali: “la Medusa ha bisogno di romanzi, che il gusto del pubblico italiano predilige”.

Pratolini risponde:

Felice Casorati, Ragazza seduta e scodella con le uova (1961)

Felice Casorati, Ragazza seduta e scodella con le uova (1961)

Del resto pur comprendo il suo punto di vista editoriale che le fa preferire un romanzo a un libro di racconti, ma a me autore il libro di racconti che le avevo offerto era il più caro di ogni altro mio libro finora pubblicato.

Ciò perché, nota l’autrice del saggio Virna Brigatti, Pratolini voleva avere “molti contratti, limitati ognuno a un solo libro, con il maggior numero di editori possibile”.

 Via del Corno torna nel mio pensiero, e per affinità di idee affiorano alla mente le parole del Macbeth “La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla”.

Ma prendendo tra le mani le opere di Pratolini sentiremo parlare ancora quelle voci e ci sembrerà, un po’, di vivere in mezzo a quella gente.

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