La cura di Enone: la vita è amore

aprile 25, 2013 in Nuovi cittadini da Beatrice Orini

roblin 6(2)Nome: Enone

Cognome: R. V.

Età: 23 anni

Professione: operatore socio sanitario

Paese d’origine: Cameroun

In Italia dal: 2009

Stato civile: libero

Sogno: La pace nel mondo e il rispetto dell’uomo

Adesso si ricomincia con la grande camminata dei curriculum, sospira Enone R. V., ventitrenne camerunense da quattro anni a Brescia. Ha appena terminato una sostituzione come operatore socio sanitario in una casa di riposo: di nuovo cerca lavoro e attende. Soprattutto, pensa. Ho troppi pensieri, troppo mal di testa negli ultimi tempi: sì, penso troppo! sostiene Enone, che per le preoccupazioni ha smesso pure di dormire. Eppure, rivela, ho lasciato il Cameroun perché pensavo che l’Europa era meglio. L’Italia per me è stata una formazione: ho imparato a vivere e ad arrangiarmi da solo.

Dopo il diploma superiore e un anno di università, Enone lascia la madre maestra e i sei fratelli a Douala, che è la nostra capitale economica, grande e bella. Abbiamo il mare, il lago e la montagna, abbiamo tutto ma fa caldo. Qui invece l’inverno non vuole andarsene, almeno non quest’anno, osserva Enone, raccontando poi che a portarlo in Europa è stata la passione per il calcio: Con la mia squadra siamo andati in Francia a giocare contro il Beauvais Oise. Mi hanno chiesto di fermarmi a giocare con loro, in serie D. Dopo alcuni mesi, mi sono infortunato e un amico mi ha proposto di venire in Italia a lavorare.

Enone, che ha un debole per la Juve e il bel paese, accetta, iniziando così la sua vita bresciana: diversi lavori in ristoranti che per la crisi spesso sono costretti a chiudere e un lungo percorso di studio e formazione, per avere più possibilità di trovare lavoro. Col tempo si conquista così i diplomi in assistenza familiare, Asa, Alzheimer e il diploma da tornitore. E ancora, la licenza media, la certificazione Cils (italiano come lingua straniera) e il titolo di Operatore socio sanitario. Solo all’esame della patente sono stato bruciato, ammette il ragazzo, incupendosi mentre riferisce la sua esperienza, fatta di tanto tempo e troppi soldi spesi invano. Eppure gli servirebbe proprio la patente, con il suo lavoro che – quando c’è – è organizzato su turni. Per raggiungere la casa di riposo del suo ultimo incarico, quando faceva il turno del mattino, si alzava alle quattro, preparava uno zaino con il cambio e usciva correndo: Con il primo autobus sarei arrivato in ritardo – chiarisce – e poi mi piaceva così, facevo anche lo sport. Invece non mi piaceva tanto lavorare solo con donne: quando sei l’unico uomo, vogliono sempre comandare! In ogni caso, dicono tutti che sono bravo: ma quando mi assumono? si domanda il giovane, che negli ultimi mesi ha fatto diverse sostituzioni nell’ambito dell’assistenza alla persona, oltre a due brevi parentesi, prima a Parma al Bingo, poi a Bologna come deejay. Alle spalle, ha un’estate da badante di un anziano malato di Alzheimer e, prima ancora, lavoretti, volontariato (per non perdere le conoscenze e fare esperienza) e periodi di fitte ricerche.

Certo – continua Enone – quando sono venuto in Italia non pensavo che era così. Sono solo, è difficile ma sono un grande ragazzo e devo provarci. Il problema dell’Italia, secondo me, è la mentalità un po’ chiusa: le persone non vogliono aprirla per capire come stanno gli altri, come vivono. Ma per il lavoro che non si trova, io dico che adesso è uguale dappertutto. Per un periodo, ho pensato che era la mia faccia a non essere buona. Mi guardavo allo specchio e dicevo: “Troppo nero, troppo brutto, questo ragazzo!” Ride ora Enone, di un riso profondo e bello. Poi di nuovo si fa pensieroso: Qui certe volte mi sento prigioniero. Da noi abbiamo tante libertà, più solidarietà e gioia. Il Cameroun non ha la guerra e possiede molte ricchezze minerarie e agricole, ma c’è una dittatura che mangia i soldi. Il problema dell’Africa sono i governanti che non vogliono il bene del Paese e che si fanno corrompere da chi viene a seminare guerra e a sfruttare.

Il sogno, comunque, è il ritorno nella sua Africa. Ma – precisa il ragazzo – ho bisogno di lavorare per tornare con un po’ di soldi. Ho tanti progetti: aprire uno studio di musica e un piccolo centro di formazione per calciatori, poi aiutare la mia famiglia a coltivare la terra, che è buona, comprando macchinari.

Intanto il presente è in un’Italia difficile ma bella, che ha lavorato tanto per essere migliore. Di questo Paese – rivela – amo la cucina, la cultura, la carità.

E di Brescia? I parchi – soprattutto il Ducos, dove vado a correre e a giocare a calcio con gli amici italiani – e le chiese, come la San Francesco da Paola dove ho fatto la cresima, conclude Enone, cattolico.

A tutti vorrebbe dire: Rispettate l’uomo e provate a comprenderlo, qualunque sia il colore della sua pelle. Poi si interrompe e fa partire la musica, annunciando: È una canzone di mia zia, Charlotte Dipanda. Si chiama “Coucou” e canta che la vita è amore... Che solo l’amore può spezzare le barriere.

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