Nabokov, ancora, ci fa riflettere

giugno 19, 2023 in Attualità, Persia da redazione

                                                                                                                                                                                                                  di Giulia Tagliani e Irene Tesco

Foto velo-nero articolo Taiani “Nabokov ha colto in pieno che cosa significhi vivere in una società totalitaria, in un mondo fittizio e pieno di false promesse, dove si è completamente soli e non si è più in grado di distinguere tra salvatori e carnefici” (Azar Nafisi). Ogni giorno sui giornali, alla televisione, alla radio o attraverso i nostri smartphone veniamo a conoscenza di quello che sta succedendo in Iran. Ma quale maniera migliore di comprendere la situazione iraniana se non tramite le parole di chi l’ha vissuta sulla propria pelle? Così, l’invito della nostra insegnante a leggere “Reading Lolita in Teheran” di Azar Nafisi si presentò per noi come uno strumento efficace per ampliare i nostri orizzonti conoscitivi e prestare ancora più attenzione a scioperi, proteste, manifestazioni che si stanno organizzando contro un governo opprimente, contro un paese che limita i suoi cittadini imponendo leggi che vanno oltre il concetto di umanità e che fa del terrore la sua arma vincente. Prime fra tutti sono senza dubbio le donne ad essere nel mirino della violenza e della discriminazione. Come se essere state umiliate, picchiate e violentate non fosse abbastanza, sono anche numerose le donne che muoiono per avere protestato o più banalmente per non essere uscite di casa accompagnate da un uomo, vestite e pettinate in un certo modo. Di fronte a tutto questo, noi studentesse non abbiamo potuto fare a meno di chiederci: “E se fossimo noi al loro posto? Come ci sentiremmo?”

 

“Chi viveva nella Repubblica islamica dell’Iran era in grado di comprendere sia la tragedia sia l’assurdità della crudeltà alla quale eravamo sottoposti”: è così che si esprime Nafisi in una delle prime pagine del libro. E in effetti, a tutti noi che viviamo in un contesto talmente differente da quello iraniano può risultare difficile intendere fino in fondo la complessità di una società dove religione, politica e libertà individuale sono così scaltramente intrecciate. A noi ragazze ha colpito in particolare come pressoché lo stesso periodo della nostra vita sia vissuto in maniera del tutto diversa dalle studentesse protagoniste del romanzo, giovani donne come noi, che però non godono degli stessi diritti che noi invece diamo per scontati: potersi vestire secondo la propria volontà, uscire in autonomia con persone del sesso opposto, trattare di determinati argomenti in ambito educativo…elementi del quotidiano tutti apparentemente banali, ma che, se negati, alterano in modo profondo la visione che si ha del mondo e di se stessi.foto articolo Taiani

A proposito di libertà, sicuramente la questione del velo non può essere ignorata: le donne ora sono obbligate ad indossarlo non per una loro scelta personale, ma per una decisione politica. Ecco che da un simbolo di fede, pudore e protezione, il velo diventa il segno dell’oppressione e della sottomissione di cui le donne sono da troppo tempo vittime. Per alcuni uomini, il velo è solo un pezzo di stoffa con come unico fine quello di coprire dalla testa ai piedi le donne, per presentarle in modo “decoroso” nella società. In realtà, il velo va ben oltre questo: si tratta di una manifestazione di amore, di rispetto e di unione con il proprio dio. Ciò che ci colpisce maggiormente è che sono proprio gli uomini, i quali non sono tenuti ad indossare il velo, ad imporlo alle donne oggettivizzandolo e cancellando di conseguenza il valore speciale che in origine gli fu attribuito. Ammirevoli sono quindi quelle studentesse che negli ultimi mesi si sono ribellate al regime, audacemente togliendosi l’hijab a scuola, strappando e calpestando foto della Suprema Guida e gridando “Morte al dittatore!”.

 

Un esempio di straordinario coraggio che innesca riflessioni anche in noi. Come è possibile che ancora nel XXI secolo le donne vengano trattate come un oggetto di proprietà maschile? Come è possibile che in alcune parti del mondo cariche di alto prestigio siano, giustamente, ricoperte da donne, ma in altre esse non possano nemmeno decidere come sistemare i propri capelli? E soprattutto, come è possibile che oppressione e discriminazione siano ancora le parole chiave della società? Non è facile rispondere a questi grandi interrogativi, ma attraverso la lettura di “Reading Lolita in Teheran” siamo riuscite a comprendere quanta forza e volontà serva a queste donne per vivere ogni singolo giorno e quanto dunque sia privilegiata la nostra situazione. “Leggere Lolita a Teheran” non è solo un libro che racconta la vita della scrittrice, bensì di un’importante testimonianza su quella che è la condizione reale delle donne in Iran.

 

di Giulia Tagliani e Irene Tesco, classe 5B linguistico, Liceo V. Gambara, Brescia

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