Quattro libri, tre donne e il male di vivere

maggio 21, 2013 in Recensioni da Mario Baldoli

boldriniTre donne e quattro libri mi hanno accompagnato in questo maggio piovoso. Due sono di Laura Boldrini, l’attuale presidente della Camera, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati Tutti indietro. Storie di uomini e donne in fuga e di come l’Italia li accoglie, tra paura e solidarietà (pubblicato nel 2010), da leggere e rileggere assolutamente. E il recente Solo le montagne non si incontrano mai. Storia di Murayo e dei suoi due padri, ambedue pubblicati da Rizzoli

L’altro libro è di Helga Schneider, I miei vent’anni (ed. Salani), un seguito del Rogo di Berlino, il libro indimenticabile di questa splendida scrittrice.

Il quarto è Lucy della regista Cristina Comencini, pubblicato da Feltrinelli.

C’è un nesso tra libri tanto diversi? L’impegno per i migranti, le esperienze di una giovane sopravvissuta ai genitori e alla distruzione della sua città, il mondo borghese e contemporaneo  della Comencini.

Questi libri hanno in comune il dolore del mondo. Un dolore, come tutti sanno, universale. Si annida nelle disperazioni del quotidiano come nei naufragi collettivi. Ha un timbro diverso che dipende dall’epoca, dalle sue dimensioni, dalle circostanze.

Comincio dal dolore che più da vicino ci accompagna: Lucy, della Comencini. Un divorzio che rimane la ferita ineliminabile della vita, anche quando lui ha una nuova famiglia e lei la libertà sessuale, un divorzio che ha resi più deboli tutti e due. Lei è una paleoantropologa che cerca le origini dell’uomo in Africa orientale, lui un intellettuale che lavora alla Rai. Hanno due figli che hanno sofferto l’evento in modo diverso: uno trasferendosi in un paese lontano, l’altra frequentando ancora dolorosamente i genitori. Tutta la loro vicenda sbocca dall’interno come un fiume carsico, dalla fonte inesausta dei loro pensieri. La vita passata insieme ritorna nei dettagli del presente in un dramma tipico del nostro tempo.

L’altro libro è I miei vent’anni. Avevamo lasciato la Schneider, bambina abbandonata dalla madre iscritta nelle SS hitleriane, tormentata dalla matrigna, poi adolescente nella Berlino atterrata dai bombardamenti e invasa dai russi. Questo libro racconta i suoi successivi vent’anni. Ora la disperazione è un’altra cosa. Non c’è solo la miseria del dopoguerra, che pure è un fondale inevitabile, ma la personalità di una ragazza che accetta solo come provvisorie le soluzioni di vita che le si prospettano, spinta da amori e tensioni individuali, incontri sbagliati con uomini vili, attaccati al loro vivere borghese e che la deludono ogni volta. Il suo obiettivo di diventare una scrittrice è normalmente frustrato dagli editori, eppure alla fine del libro il grumo della sua personalità si scioglie, l’orizzonte si schiarisce, il suo libro è accettato.

Terribile il libro della Boldrini Tutti indietro.

E’ il racconto di gente travolta dalle guerre e dalla miseria, di fughe su gommoni, di giorni passati senza acqua nel deserto o tra le onde, di viaggi che durano anni per raggiungere l’Europa dall’Africa o dall’Afganistan, dentro un container o appesi sotto un camion, attraverso molte frontiere. E’ la guerra nel Kosovo con una doppia pulizia etnica. Sono destini di uomini e donne affidati al caso, barche salvate o naufragate, o lasciate per giorni in mare mentre i governi discutono: è in acque maltesi, ma più vicino a Lampedusa. A chi spettano i rifugiati (cioè quelli che fuggono da una guerra e di cui si occupa l’Onu?). E gli altri? Quelli che i governi chiamano “clandestini”  e che per la politica non sono persone, ma una pessima merce.

Una shoa che è nel nostro presente incivile, nel rifiuto di ascoltare e vedere. Il libro non è solo il manuale dell’egoismo dei razzisti, ma un’epica dell’odio e dell’indifferenza. Qualcosa che un giorno non ci potremo perdonare: la complicità. Sarà difficile dire: l’ha deciso il governo; più difficile che per i nazisti che dicevano di essere stai costretti ad obbedire a Hitler. Noi dovremo dire di avere scelto, liberamente, uno stato dell’odio e della disuguaglianza, di avere ucciso per nostri pregiudizi, mentre potevamo scegliere altrimenti. Diverso dai nazisti solo il modo: organizzato l’olocausto tedesco, casuale quello mediterraneo. Chi fugge dal proprio Paese si può salvare o può morire, finire in un centro d’accoglienza dove per caso uno ti ascolta o starci per anni peggio che in carcere. Perché i nostri centri di “accoglienza” sono spesso vietati alle ispezioni Onu. Si sa che sono dei Lager.

L’altro libro, Solo le montagne non si incontrano mai è il racconto di una figlia, adottata in Italia, che ritrova il padre e la sorella rimaste in Africa. Come ha fatto? Tutto inizia dalla trasmissione televisiva Chi l’ha visto? E dall’impegno inesauribile della Boldrini, una persona dallo straordinario coraggio. Come presidente della Camera, il miglior risultato dal caos politico italiano.

Condividi: Email this to someoneShare on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Pin on Pinterest