“Tra nevi ingenue”, i nuovi racconti di Paola Baratto

dicembre 2, 2016 in Recensioni da Piera Maculotti

barattoSi può dipingere l’aria? La bellezza dell’aria in cui sta il ponte, la casa, il battello… Impossibile. Lo dice (e, en plein air, lo contraddice) Monet, padre dell’impressionismo. Sembra proprio quest’impossibile ad animare la sfida creativa di Paola Baratto: cogliere il respiro delle cose, fissare l’istante perfetto e sospeso; dipingere l’aria, depurarlta dal peso del troppo, dell’ovvio o del trucco retorico. Per consegnarla a una narrazione che ha la luce della rivelazione.

Piccole storie. Attimi di scoperta. Un suono, un odore, un segno: d’improvviso qualcosa ti parla e ti porta Fuori strada: dentro un sogno, un ricordo oppure in quella piazzetta parigina che – nel quadro di Utrillo – sta Tra nevi ingenue. Titola proprio così la nuova raccolta (Manni pp.43 €12) della scrittrice bresciana: dodici brevi racconti, intervallati da cinque stacchigouache – usciti, in corsivo, da una prosa poetica raffinata, evocativa

Voci, luci, bagliori; foglie e piogge; un tinello, la casa, la neve che riluce mentre si fa teso come un filo il silenzio. È ancora la lingua delle cose mute a parlare, esatta e lieve come nei precedenti Giardini d’inverno (Manni 2014).  E di nuovo, anche qui, altri mondi, e soprattutto altri sguardi. Sei donne; sei uomini; un paesaggio sempre diverso, vivo e vero anche se inventato.

Vittoria viaggia inseguendo raffronti: libri e luoghi. La Sicilia e Bufalino; cerca e osserva; guarda ma non vede (forse, ad occhi chiusi…). Emilia oltre-passa il bosco (c’è troppo, nel bosco); lei vuole solo cielo e cime. Bruno, col cuore, torna al piccolo cortile dell’infanzia, al pino solitario, amico paziente. Piero ascolta: insegue tracce di suoni, echi, fruscii; i passi sulla ghiaia… Poi c’è l’amato bistrot; c’è un pozzo col cipresso nel chiostro… Ma anche l’austera brughiera: vasti spazi ventosi tra pietre erose, eriche e rovine. Solitudine e silenzio. Misura e sobrietà.

C’è una bellezza che riesce ad essere sublime nella sua semplicità dice Mara. La scrittura di Paola Baratto – con la forza di limpide parole essenziali – lo dimostra.

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