Una serata per restare umani

ottobre 13, 2013 in Approfondimenti da redazione

caffè letteraL’associazione e rivista Gruppo 2009 e il Caffè Letterario Primo Piano insieme, ieri, per un’occasione importante: ricordare e raccontare la vita un po’ speciale di Vittorio Arrigoni, il giovane volontario ucciso a Gaza nell’aprile 2011.

Lo si è fatto grazie alla testimonianza, commossa e appassionata, della madre Egidia Beretta, autrice del libro Il viaggio di Vittorio, ripubblicato recentemente da Baldini e Castoldi. In esso la due volte sindaco di Bulciago racconta l’esperienza temeraria e straordinaria del figlio, dalla formazione in famiglia fino ai primi interventi di volontariato in Perù, in Africa, nell’Europa dell’Est e infine in Palestina.

L’utopia del giovane Arrigoni era Restiamo umani, imperativo morale per il quale si è battuto per tutta la sua breve esistenza a fianco degli oppressi. Non violento, Vik si è posto con altri volontari europei come forza di interposizione tra le parti in lotta, facendo valere il suo stato di “internazionale” schierato dalla parte delle vittime. Eccolo quindi in Palestina, il posto dove più si soffre, da 60 anni oppressa dal colonialismo sionista, sostenuto dagli americani e forte di un potente e modernissimo apparato militare.

Israele, come ha illustrato Iyas Ashkar nella sua esaustiva disamina della situazione mediorientale, ha imposto nei territori palestinesi insediamenti di coloni, ha distrutto le culture che vi si affacciavano, ha costruito un muro di 700 chilometri per ghettizzare gli arabi, riempito di check point i territori di confine, isolato completamente e ridotto alla fame Gaza, con soprusi vietati dalle leggi internazionali e con una brutalità spietata: solo 3 km di mare per pescare, distese di campi dove non si può coltivare e dove vengono regolarmente sradicati gli ulivi, linfa vitale per l’economia palestinese e simbolo di pace. Lo Stato ebraico ha, inoltre, stravolto il territorio con autostrade riservate agli israeliani, ha distrutto centinaia di case e deliberatamente colpito i palestinesi con bombardamenti sui civili. La Shoah che gli ebrei hanno subìto giustifica tutto questo? E da quel dolore non è venuto alcun insegnamento?

egidia

L’esperienza di Vik e la situazione della Palestina, mostrata in quaranta grandi fotografie scattate da Gianna Pasini ed esposta in un suggestivo video di Davide Bardini e Sonia Trovato  in cui si vedono le motovedette di Israele colpire con pallottole i pescherecci che superano le 3 miglia dalla costa, sono stati i motivi introduttivi del dibattito, interrotto dalla lettura emozionante di brani tratti dal libro di Egidia e da quello di Vittorio (Gaza, Restiamo umani, Manifestolibri, 2009), svolta da Elisa Masneri e Federica Rosa.

La nostra direttrice editoriale Sonia Trovato ha poi dialogato con la mamma di Vik,  che ha parlato del carattere del figlio, della sua lotta per gli sfruttati di ogni paese, della sua radicale scelta di vita. Arrestato per due volte dagli israeliani, portava sui polsi il segno delle catene e una taglia di 25.000 dollari lanciata da un sito statunitense di sionisti israeliani.

La sua era un’interposizione nonviolenta: frapporsi tra israeliani e palestinesi per permettere a quest’ultimi di sopravvivere. Leggendario il suo sbarco, con altri volontari “internazionali”, il 23 agosto 2008 a Gaza, in quellavventura epica che fu la Freedom Flotilla, tra le grida di gioia dei gazawi, che da allora lo amarono e lo acclamarono come un eroe. Durante la strage “Piombo fuso”, Vik lavorò sulle ambulanze, sottoposte anch’esse ai colpi degli israeliani.

Il dibattito seguito all’incontro ha mostrato come gli israeliani in Palestina stiano attuando una “pulizia etnica”, con l’aiuto americano e con il silenzio assordanteP1080655(1)  della comunità internazionale.

Si sono poi raccolte le firme perché il piccolo parco bresciano di via Odorici sia dedicato a Vik. Sebastiano Sorio, uno dei promotori dell’iniziativa, ha spiegato che Vittorio Arrigoni si sarebbe trovato bene in questo parchetto, a godere assieme ai nostri anziani di questo piccolo esempio di convivenza pacifica, e immaginarla realizzata anche laddove sembra impossibile: in terra di Palestina. Promettiamo puntuali aggiornamenti in proposito.

Io porto la torcia, ma la fiamma, il fuoco è di Vittorioha sostenuto, con la voce rotta dal pianto, la signora Beretta, al termine dell’incontro. Un fuoco ancora vivo che ha scaldato i cuori di tutti i presenti e che ci ha esortato a restare umani.

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