“Vi racconto che cos’è Goodbook e qual è il futuro delle librerie indipendenti” – Intervista a Serena Anselmini

luglio 1, 2015 in Approfondimenti, Interviste da Sonia Trovato

goodbookDa sempre attenta alla sensibilizzazione alla lettura, tanto da portare a Brescia il flash mob Leggere leggere leggere, la redazione ha voluto incontrare Serena Anselmini, co-responsabile del portale Goodbook. Con lei, si è discusso di lettura, di libreria indipendenti e del futuro dell’editoria.  

Che cos’è Goodbook?

Goodbook è un portale tramite il quale un privato può prenotare libri o dvd e, anziché effettuare il pagamento online, può decidere in quale libreria indipendente d’Italia fare arrivare il prodotto, pagando al momento del ritiro, senza spese di spedizione. Sul portale sono presenti tutti i libri e tutti i dvd in commercio. 

A prezzo pieno?

A prezzo di copertina, sì.

A differenza quindi delle librerie digitali, come IBS e soprattutto Amazon, che vendono i libri a prezzi molto scontati.

Spesso chi compra i libri è abituato all’idea dello sconto, ma dobbiamo renderci conto che il libro non è diverso da qualsiasi altro prodotto in commercio. E dunque, perché tutti gli altri prodotti devono essere pagati a un prezzo pieno e sul libro si deve per forza pretendere una riduzione? Evidentemente perché è un’idea inculcata dalla grandi catene e da Amazon. Una libreria indipendente non potrà mai permettersi di fare il 15% di sconto come lo fa Amazon.

Perché Amazon invece può permettersi uno sconto del 15%, oltre che per l’ovvio fatto che acquista grandi quantitativi i prodotti (e anche per il fatto che sottopaga i propri dipendenti http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-22/il-sindacato-tedesco-sciopera-contro-amazon-sottopaga-lavoratori–110657.shtml?uuid=ABSnP1vB&refresh_ce=1 )?

Amazon sui libri non guadagna. La stessa cosa avviene ai supermercati che vendono la scolastica: acquistano i libri dal grossista con uno sconto del 15% e poi li rivendono con lo stesso sconto. È evidente, quindi, che non sono interessati a far soldi con i libri e che il loro unico scopo è attirare i clienti nella propria vetrina per poi vendere altro.

Da maggio avete in corso una campagna di promozione della lettura.

Esatto, che si chiama #bellochilegge. I dati Istat sono abbastanza preoccupanti: nel 2014, meno di una persona su tre ha letto un libro in un intero anno. L’obiettivo, quindi, è attirare i non lettori, come ha cercato di fare un’altra campagna, #ioleggoperché. E abbiamo cercato di farlo con ironia, giocando sul fatto che la lettura non rende solo belli dentro, ma anche fuori, perché dà fascino.

Voi commerciate solo libri cartacei. Come vi ponete, quindi, rispetto all’editoria digitale?

Sì, per ora ci occupiamo solo di libri di carta.

“Per ora” significa che state pensando di passare anche agli ebook?

Per il momento, il fenomeno degli ebook in Italia non ha ancora preso del tutto piede, ma arriverà il giorno in cui dovremo pensare di aprirci anche a quel mercato.

Ma in quel caso come farete? Il libro di carta è un oggetto che fisicamente potete mandare alla libreria, mentre l’ebook no.

Nel caso dell’ebook, andrà studiata una soluzione che permetta al cliente di procurarseli passando sempre dalle librerie indipendenti. Ora non è una nostra priorità, ma è ovvio che il fenomeno è destinato ad allargarsi e prima o poi dovremo rifletterci seriamente.

Qual è il futuro delle librerie indipendenti?  

Ultimamente c’è stata un’inversione di rotta e si è notato che le librerie indipendenti stanno andando meglio di altre realtà, quindi ci sono speranze. A mio avviso, l’unico modo per cui le librerie indipendenti sopravvivano è che facciano rete. Goodbook vuol essere anche un mezzo per far unire le loro forze.

Secondo te una soluzione per risollevare gli incassi non potrebbe essere quella adottata anche da molte catene, ossia di affiancare la libreria a qualcos’altro, ad esempio a un caffè letterario?

Sì. Il libraio oggi non può più permettersi di essere solo libraio, ma deve sforzarsi di avere delle idee originali. Tra i nostri point, ad esempio, c’è una libreria che vende caramelle e libri. Molte hanno aperto un bar all’interno.

E invece le case editrici indipendenti come possono sopravvivere di fronte ai colossi editoriali?

Anche in questo caso, è importante fare rete. E poi specializzarsi, avere una linea editoriale precisa. In una fiera, le case editrici che vanno per la maggiore sono quelle la cui linea editoriale è subito riconoscibile. Faccio degli esempi: Ediciclo, che cura libri sulle biciclette e sul ciclismo; Bao Publishing, un punto di riferimento per il fumetto e per la graphic novel, che pubblica, tra gli altri, un nome ormai popolarissimo come ZeroCalcare; Hop Edizioni, che pubblica comic strips e guide illustrate. Ultimamente, gli editori indipendenti stanno anche facendo rete contro i distributori, perché vengono trascurati da questi. Il paradosso è il punto di forza di Amazon è proprio quello di vendere l’editoria indipendente, e quindi una persona che cerca un’opera di editoria indipendente rischia di non trovarlo in libreria ma di trovarlo solo in rete.

Per saperne di più e per sostenere concretamente le librerie indipendenti, www.goodbook.it e https://www.facebook.com/GoodBook.it?fref=ts.

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