Quando la cultura è puro godimento, un libro di Sonia Trovato
aprile 23, 2018 in Letteratura, Recensioni da Mario Baldoli
Una toga nera da cui uscivano due grosse mani si agitava davanti all’imputato, poi la voce mandò un tuono: Che c’azzecca Montalbano?
L’imputato, trasbordante da larga sedia lignea – gli occhi spenti – è il ben noto, recidivo siciliano Camilleri che, a domanda insidiosa, ha appena tirato in ballo tal Montalbano. Del pubblico ministero, di nome Antonio, pronuncia suditalia, non vediamo, dalla nostra postazione, che quei fasci di toga svolanti, ma ne immaginiamo la bile montante.
Giustamente Antonio ha preso cappello: l’imputato Camilleri vuole scaricare l’accusa: nel presente caso “soggezione e dipendenza (eufemismo per non dire “copiatura” ci ha supplicato l’avvocato difensore, certo Tomasi veniente da Lampedusa, un principe del foro) di metodo, percorsi, simboli letterari”, la vuole scaricare su qualcuno che non esiste, se non nella sua fantasia, sulla carta, in televisione, rivelando ancor più l’attitudine all’illecita dipendenza, ora andando a similitudine de Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, come nessuno sapesse chi era Calvino e si facesse prendere per i fondelli. Leggi il resto di questa voce →









«Quell’io che tra più dotti e più canoriCigni del Po famoso il volo alzai,
Il sole, superando il profilo maestoso della Montagna di ferro, prese il suo posto nel cielo. Gwydd, abituato al risveglio prima dell’alba, si era seduto su un masso accanto alla soglia della Casa comune dei druidi. Tutto intorno la rugiada, che imperlava le tenere erbe del prato e le corolle dei fiori primaverili, evaporava lentamente, danzando nell’aria fresca e profumata di fragranze di bosco. La terra era animata da una lavorio incessante di piccoli esseri indaffarati a procurarsi il cibo, a bere le ultime gocce del cielo depositatesi nel corso della notte.
Spesso si scrive di libri, ma dietro ai libri ci sono editori, tipografi e officine, e ancora, preziosissima e costosa, la carta su cui stampare. Giusto fermarsi quindi su un geniale editore-tipografo, nato a Portogruaro, bresciano per scelta, attivo e laborioso tipografo, che nel periodo di cinque lustri ha pubblicato più milioni di volumi nelle cinque tipografie da lui erette in Brescia, Padova, Alvisopoli, Portogruaro e Milano, scrisse nel 1818 la rivista “La farfalla” introducendo l’ampio catalogo di Niccolò Bettoni, editore e stampatore, con una cura per l’aspetto tipografico “che reggeva il confronto con le stampe di Bodoni”. Così lo introduce Marco Callegari nel recentissimo L’industria del libro a Venezia durate la Restaurazione (1815-1848), ed. Olschki.
Il volume 