Quando Klimt adottò l’Italia (1)

marzo 23, 2025 in Arte e mostre

 

Chiesa di Cassone

Chiesa di Cassone

Nel 1913, in piedi su una terrazza di Villa Gruber in Val di Sogno, ospite della famiglia Zuckerkandl, un suo ricco e appassionato collezionista, Klimt punta un canocchiale a dieci ingrandimenti, una tecnica a cui si è avvicinato da poco, e dipinge tre quadri che entrano nella storia del lago di Garda Malcesine sul Garda e Chiesa di Cassone, la prima puntando il canocchiale a nord, la seconda a sud. Un giorno, sovrapponendovi un mirino di cartone coglie, forse da Tremosine dove un una targa lo ricorda, la riva opposta e dipinge Giardino italiano, un’esplosione di colori e felicità naturale. La siepe di oleandro rosa conferisce un’autonoma vita alla casetta di pietra che spunta in alto a destra.

Lo stile dei tre quadri è l’estremo risultato della sua poetica: la totale eliminazione dell’illusione dello spazio, la scelta del bidimensionale. Leggi il resto di questa voce →

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Kafka umorista e dongiovanni (7)

marzo 15, 2025 in Approfondimenti, Letteratura

Kafka con Hansi Szokoll

Kafka con Hansi Szokoll

Ci scrivono due lettrici: tanto lavoro critico su Kafka, ma, da quanto sappiamo, Kafka è stato crudele con tutte le donne con cui ha avuto dei rapporti: Hedwig Weiler, Felice Bauer che ha usata letterariamente per cinque anni forse per conoscere a fondo una donna, ma tradì con Grete Bloch. A Riva del Garda in barca con la ragazzina svizzera G.W., l’unica di cui non approfittò, fu innamorato, e quindi non ne scrisse. Poi un fidanzamento senza un filo d’affetto con Julie Wohryzek, che abbandonò brutalmente quando già aveva iniziato un rapporto con Milena Jesenskà. L’ultimo anno di vita sfruttò Dora Diamant con i sacrifici della vita a Berlino, anche se lei ne era felice. E siamo a sei donne, considerando platonico il rapporto con una sconosciuta a Zuckmantel e quello con G.W. Vero che queste donne l’hanno amato (l’unica a capire lui e il suo gioco fu Milena), senza rendersi conto che l’amato era un narcisista gonfio della sua letteratura, con cui non andremmo neppure al cinema, anche per non ricevere 200 lettere inutili.  Leggi il resto di questa voce →

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In principio era la danza, in principio era Dioniso

marzo 6, 2025 in Approfondimenti, Recensioni

Dioniso. Mito e cultoLei dice: ti pianto in asso. E io penso a Teseo. Quel dongiovanni ha piantato a Nasso petrosa, l’innamorata Arianna, che pure l’aveva aiutato ad uccidere il Minotauro: una faccenda più grave della mia. Ma Arianna si è ripresa in fretta. 

Un caotico rumore di cimbali, flauti e timpani le si avvicina, cresce: arriva il carro di Dioniso, una barcaccia tirata dagli animali da lui prediletti, le pantere (ma amava anche capre e tori per le specifiche sessualità), un carro seguito da donne che gridano felici in preda a un furore sfrenato: ebbre e folli, danze e girotondi (v. EuripideLe Baccanti).

Appena la vede, il dio sposa Arianna.

Ritroviamo quel carro che si sposta da Tebe al monte Parnaso. Lungo il percorso la vicinanza di Dioniso afferra e possiede, nei paesi che attraversa le donne lasciano le case, invasate dal dio, s’iniziano ai misteri di una natura selvaggia. Leggi il resto di questa voce →

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Il gusto della vita e l’attesa della morte. Dora e Franz a Berlino (6)

gennaio 5, 2025 in Approfondimenti, Letteratura

Robert Klopstock

Robert Klopstock

Si era all’inizio di giugno del 1924 quando Franz, stroncato dalla sofferenza, disse al medico e amico Robert Klopstock: mi uccida, altrimenti lei è un assassino.

Klopstock si allontanò dal letto per pulire una siringa.

Franz gli disse: Non vada via.

Klopstock rispose: Non vado via.

e Kafka: ma vado via io.

Morì il 3 giugno.

Le poche battute hanno fatto pensare anche all’eutanasia, ma niente lo testimonia e in realtà è inutile sapere di più. Klopstock, per la precisione, era uno studente in medicina che aveva interrotto gli studi per seguire Kafka di cui era diventato amico, lui stesso era guarito dalla tubercolosi. Sua è l’ultima testimonianza su Kafka vivo. Leggi il resto di questa voce →

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Kafka a Milena: la nostra è una storia a tre (5)

ottobre 15, 2024 in Approfondimenti

Milena Jesenskà

Milena Jesenskà

Nell’aprile 1920 per curare la tubercolosi, Kafka va a Merano. Lì riceve la lettera di una donna ceca che vive a Vienna, Milena Jesenskà che gli chiede l’autorizzazione a tradurre dei suoi racconti in ceco per pubblicarli su “La tribuna”, un giornale dove lei faceva le prime esperienze. Colta, intelligente e sensibile, Milena aveva notato la superiorità di Kafka sugli altri scrittori. Naturalmente Kafka conosceva il ceco, ma quello d’ufficio, aveva frequentato sempre e solo scuole tedesche, come i suoi amici, quindi il suo ceco non era letterario.

Milena è una donna eccezionale su cui si sono scritti vari libri. Figlia del professore universitario Jesensky, uno dei maggiori esperti di chirurgia mascellare, diplomata al ginnasio femminile Minerva di Praga, aveva un carattere forte e appassionato, era disinvolta, sprecona, viveva una vita sregolata e caotica per cui una volta fu anche denunciata per furto che lei giustificò come un attacco erotico. Una vita completamente diversa da quella riservata di K. il quale scrive a Brod: Lei è un fuoco vivo come non ne ho mai visti, ed è molto delicata, coraggiosa, intelligente e getta tutto nel sacrificio o, se vogliamo, lo ha acquistato mediante il sacrificio. Leggi il resto di questa voce →

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Il piacere di uccidere un negro

agosto 23, 2024 in Approfondimenti, Recensioni

Uccidi copertinaL’ampio testo (p.300) di Tu uccidi. Come ci raccontano il crimine di Antonio Paolacci e Paola Ronco, ed. effequ è il viaggio attraverso i più noti delitti italiani per approdare al nostro pensiero e sensibilità di oggi: i pregiudizi e l’ignoranza, debitamente sostenuti dalla trivialità dei mass media: la vicina di casa e un amico promossi criminologi, anche il sindaco e il parroco se c’è tempo: era una ragazza solare, un lavoratore che usciva tutte le mattine alle sette, sì qualche volta discutevano, ma non avrei mai pensato. Questo è un paese tranquillo.

Oggi, tranne un caso che analizzeremo più per esteso, gli autori mostrano che accarezziamo il delitto con morbosa e superficiale curiosità, soprattutto con ferme convinzioni: di fronte a un negro, una prostituta, un tossico le reazioni sono simili e svaniscono in fretta. Il desiderio comune è che tutto torni come prima, che anche il dolore finisca sotto il tappeto. Leggi il resto di questa voce →

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La risposta che aspetto: perché la Guerra?

agosto 8, 2024 in Approfondimenti, Recensioni

Sul-nazionalismo copertinaFascismo-e-democrazia_large copertinaOra che i circa 70 anni di pace in Europa (ma non dimentichiamo le guerre dei Balcani, 1991-2001) sono finiti, credo sia utile, prima di arrivare all’oggi, affrontare il tema perché la guerra, cominciando da chi studiò le cause di quelle moderne dagli anni Trenta del Novecento.

Inizierei da due piccoli libri parzialmente inediti di George Orwell, l’uomo dai mille mestieri, volontario nella guerra civile spagnola, l’anarchico che più di tutti ha letto il futuro come un libro aperto: Sul nazionalismo e Fascismo e democrazia, trad. Davide P. Ferrero, ed. Lindau.

Il primo libro è composto da cinque interventi datati 1940-1942, quindi nel pieno della guerra mondiale e raccoglie articoli su giornali, una trasmissione alla BBC, la recensione della fantasia radiofonica di Orson Wells, L’invasione da Marte. Leggi il resto di questa voce →

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Il blu di Persia è il canto del blues

giugno 30, 2024 in Persia, Recensioni

Copertina bluUn ballo triste e nel contempo scatenato, il blues, e un blu che lo interseca, ma nell’incontrarlo libera la forza che unifica il mosaico e lo fa suonare come suona un blues.

La psicoanalista iraniana Gohar Homayounpour, nata a Parigi, prima residente in Canada, ora tornata a Teheran, ha scritto un libro che già nel titolo, come nell’insieme del libro, è una sinestesia: Blues a Teheran, la psicoanalisi e il lutto, ed. Raffaello Cortina.

Un libro scritto nel blu: blues e blu, scrive l’autrice. Il blu di Persia dall’azzurro all’indaco, un colore che dal chiaro sfocia nelle gamme scure, frequente nelle moschee e nei palazzi, e il blues che nasce dal profondo Sud americano, dal canto degli schiavi condotti in America, canto di dolore, ma anche energico, come la canzone di Duke Ellington Blues di Isfahan, la città più bella dell’Iran, un’antica capitale. Leggi il resto di questa voce →

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È bello l’aprirsi della profondità femminile, ma non basta (4)

giugno 11, 2024 in Approfondimenti

 

"Scarabocchi" di Kafka

“Scarabocchi” di Kafka

Il tribunale, come Kafka chiama la rottura del fidanzamento con Felice (12 luglio 1914) è seguito da un periodo di grande creatività: K scrive Il processo, un nuovo capitolo del Fochista, poi chiamato America da Brod, e un racconto terribile: Nella colonia penale, in cui possiamo, senza retorica, specchiare l’orrore del nostro tempo.

Ma i due si ritrovano il 24 gennaio 1915 in Renania a Bodenbach. Kafka scrive nei Diari: Non dobbiamo torturarci ancora a vicenda (…) ci siamo trovati immutati. Ognuno dice tra sé che l’altro è inflessibile e spietato. Io non rinuncio alla mia esigenza di vivere in modo fantastico soltanto per il mio lavoro. Lei vuole la mediocrità, la casa comoda, il vitto abbondante, il sonno dalle undici di sera in poi, la camera riscaldata, e regola il mio orologio che da un trimestre anticipa di un’ora e mezzo sul minuto giusto. Ed è dalla parte della ragione (due ore siamo stati insieme in camera. Intorno a me soltanto noia e sconforto). Stando insieme non abbiamo avuto ancora un momento buono durante il quale io avessi respirato liberamente. Leggi il resto di questa voce →

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Quando la politica infilza la cultura e si ritrova infilzata

marzo 21, 2024 in Approfondimenti, Recensioni

283f0aeb3159a88989496fe75f92a074_w200_h_mw_mh_cs_cx_cyA 140 anni dalla nascita della propria casa editrice Daniele Olschki ne richiama l’avventura ripercorrendone la vita in una breve densa memoria (p. 38) Gioverà ricordare, meminisse iuvabit, pubblicata dallo stesso Olschki, con prefazione di Liliana Segre che corregge il sottotitolo da “sarà utile ricordare” con un “ricordare è necessario, un dovere per ciascuno e per tutti, per i singoli cittadini e per le Istituzioni”.

L’attenzione di Daniele si appunta soprattutto sul fondatore Leo Samuele, poliglotta e bibliofilo che, proveniente dalla Prussia orientale, iniziò l’attività di editore, stampatore e antiquario a Venezia. Si trasferì pochi anni dopo a Firenze dove il rapporto con dei magnati americani fece decollare l’iniziativa e lo rese noto, tanto che un giovanissimo Vittore Branca lo ricordava come “il favoloso principe dei bibliofili, l’amico di imperatori e di re, dei Morgan e degli Action, di D’Annunzio e di Rilke”.

Con lo scoppio della Prima guerra mondiale iniziano però le difficoltà. Il nazionalismo italiano si abbatte sulla Germania, su di lui che da là proviene, sull’editrice attraverso i giornali: l’Olschki tedesco ed ebreo, la faccia sorridente e pingue dal naso aquilino. Date le evidenti minacce, Leo si sposta a Ginevra da dove continua, a dirigere l’editrice e dove apre una nuova sede, fermo nei suoi convincimenti sull’affermarsi finale di quella Humanitas cui sempre faceva riferimento e che, nella sua convinzione, avrebbe alfine vinto sulla brutalità della guerra. Leggi il resto di questa voce →

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