La metafora del giardino: un microcosmo di conflitto e rinascita
luglio 13, 2025 in Arte e mostre da Graziano Magro
Il giardino, in molte culture e tradizioni, rappresenta un’oasi di pace, un luogo di armonia, ordine e bellezza. È l’espressione del dominio umano sulla natura selvaggia, un luogo dove la vita fiorisce in un ambiente controllato e curato. Ma cosa succede veramente in questo luogo che sembra idilliaco? Me lo chiedo in questa mia ultima mostra, “Guerra in giardino” (Moniga del Garda, Sala Multifunzionale, p.zza San Martino, dal 23 al 29 luglio 2025), che esplora proprio questa tensione intrinseca, trasformando il giardino da Eden a palcoscenico di un conflitto.

Fotogrammi di guerra
Il giardino diventa una metafora per indagare le dinamiche della guerra in diverse accezioni:
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Il conflitto interiore: Il giardino può simboleggiare la psiche umana, un luogo dove si combattono battaglie silenziose contro ansie, paure e traumi. Le opere in mostra possono rappresentare questa lotta interiore, il disagio e la resilienza delle lucertole sono un esempio di quanto succede realmente.
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La lotta per la sopravvivenza: In un giardino, la vita è una costante battaglia per la luce, l’acqua e lo spazio. Le piante competono, le specie invasive minacciano l’equilibrio, e persino gli elementi naturali come un temporale o un’ondata di calore possono diventare un nemico. Questo approccio naturalistico può essere usato per riflettere sui concetti di conflitto, resistenza e adattamento, mostrando come la vita si ostini a prosperare anche in condizioni estreme, come accade nelle zone di guerra.
Per certe specie il giardino rappresenta una condizione sfavorevole. -
La critica sociale e politica: Il giardino è anche un luogo di confine. Il muro che lo circonda, il cancello che lo protegge, rappresentano i confini che tracciamo tra noi e gli “altri”. La “guerra in giardino” può quindi diventare una denuncia delle dinamiche geopolitiche, delle divisioni sociali e culturali che trasformano i nostri spazi personali in campi di battaglia.

Giostra delle lucertole
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Il rapporto tra uomo e natura: La guerra è spesso vista come un atto di distruzione, ma la natura ha una sua violenza intrinseca. La mostra mette in luce questa dualità, confrontando la violenza umana con la violenza naturale. Le opere possono richiamare le minacce ambientali del mondo moderno quali la distruzione degli ecosistemi, la deforestazione, l’inquinamento.
Il giardino, in definitiva, è un luogo di grande vulnerabilità e straordinaria forza. La mostra offre l’occasione di esplorare le complesse sfaccettature della guerra, che non è un evento lontano e astratto, ma è una condizione che permea la nostra quotidiana esistenza.
Il giardino come sistema di potere e conflitto

Lucertola-geco
Il giardino non è quindi un’oasi di pace e la mostra ne rovescia l’immagine rivelandone la natura di campo di battaglia. Non è solo un conflitto tra specie, ma una lotta per il diritto di esistere. La “guerra in giardino” diventa il simbolo di una realtà in cui la bellezza è arbitrariamente definita da chi detiene il potere e ciò che non rientra in questi canoni viene emarginato, perseguitato.
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L’esclusione come atto di guerra: la metafora delle lucertole. Rappresentano la vita che non si conforma, ciò che viene considerato “scomodo” o “indesiderato” in un ambiente meticolosamente controllato. L’atto di allontanare le lucertole è un’azione violenta, un atto di guerra che definisce i confini della “bellezza” e dell'”accettabilità”. In questo senso, il giardino diventa un’allegoria di una società che respinge e marginalizza chi non si adatta ai suoi standard.
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La lotta per la sopravvivenza dei “diversi”: la mostra può esplorare la resistenza di queste creature “indesiderate”. Le erbacce che sono sempre presenti, le lucertole che si nascondono tra le pietre… Tutti questi elementi rappresentano una forza di resistenza che sfida l’ordine imposto. La mostra può dare voce a chi non si arrende all’esclusione.
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La critica all’omologazione: il concetto di “bellezza esclusiva” è una critica all’omologazione e alla standardizzazione imposte dalla nostra società. Che si tratti di ideali estetici, sociali o culturali, c’è un’incessante spinta a uniformare tutto. Il giardino, in questo senso, è un laboratorio per riflettere su quanto sacrifichiamo in nome di un’armonia artificiale, fasulla, a danno di ciò che sarebbe naturale.
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E’ possibile che la natura si riappropri delle cose costruite dall’uomo: questa lettura più aggressiva ha un sapore di vendetta o rivincita. Con la realizzazione di alcune opere intitolate “Intonaco” voglio precisare che la natura non è solo una vittima resiliente, ma una forza attiva che erode, penetra e distrugge le strutture umane: questi 15 pannelli sembrano frammenti di un muro rotto, che sta per crollare.
di Graziano Magro – architetto, artista





