Iris Origo, un’inglese in Toscana, tra guerra e archivi

marzo 24, 2016 in Libri perduti o da tradurre da Mario Baldoli

iris origoLa biografia di Iris Origo, Marchesa of Val d’Orcia di Caroline Moorehead, ed. John Murray, London 2000, (p.350) è un libro che si deve tradurre. E’ il naturale complemento del suo diario: il piccolo capolavoro Guerra in val d’Orcia (1947), resoconto delle sue esperienze e dell’impegno suo e del marito durante la seconda guerra mondiale. Il libro, di grande successo nel mondo anglosassone, fu pubblicato per la prima volta in italiano nel 1968 da Vallecchi, con introduzione di Piero Calamandrei, poi da Longanesi nel 2010 con introduzione di Sergio Romano.

Iris, inglese (1902-1988), nata Cutting, sposa nel 1924 il marchese Antonio Origo “buona presenza e molto fascino”. iris1Insieme riportano in vita una desolata val d’Orcia, degradata dall’abbandono e dall’erosione naturale. In quindici anni di duro lavoro creano 50 fattorie, ciascuna con circa 5.000 mq intorno, ciascuna con le sue risorse d’acqua, raggruppate intorno a una fattoria centrale in cui vivono, una splendida villa, chiamata “La foce” circondata da un magnifico parco e giardino all’italiana. Lei avvia anche una scuola per insegnare a leggere e scrivere ai bambini del posto.

Una parentesi: la mamma di Iris, una ricca vedova innamorata dell’Italia, aveva comprato la straordinaria Villa Medici a Fiesole. Poi la mamma aveva sposato lo storico dell’architettura Geoffrey Scott che ebbe una relazione con Vita Sackville-West. Dettagli minori, ma esplicativi del mondo intellettuale agli inizi del secolo. Quel mondo era plurinazionale, conosceva le lingue, discuteva, viaggiava, viveva la sua dose di narcisismo.

Come usava per i ricchi dell’epoca, l’educazione di Iris avviene privatamente con educatrici straniere, ma anche fra feste, balli, discussioni, pettegolezzi.

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Iris non apprezza la vita mondana, ama lo studio, conosce Calamandrei, Salvemini, Virginia e Leonard Woolf, è amica di Bernhard Berenson, che abita vicino a “La Foce”, fra quelle colline toscane che per gli inglesi sono l’Italia.

Prima della guerra Iris aveva scritto, dopo la morte dell’amato figlio Gianniiris2, (riporto i titoli degli editori italiani) Leopardi (Rizzoli 1954 e 1994), Allegra, (Mondadori 1992; Skira 2014), ambedue pubblicate in inglese nel 1935. Opere originali, se si tiene conto che il primo era piuttosto trascurato, come quasi ignoto l’argomento del secondo, la breve vita della figlia di Byron. Innovativo fu poi, anche dal punto di vista metodologico, Bernardino da Siena e il suo tempo (Rusconi 1992), l’affresco del ‘400 toscano: apparentemente una biografia, in realtà storia di un’epoca. Quando scoppia la guerra, Iris è divisa fra l’amore per l’Italia e l’Inghilterra: qualche conflitto con il marito, inizialmente simpatizzante per il fascismo, poi coraggiosamente antifascista. Resta a “La Foce”, si occupa soprattutto dei bambini orfani o abbandonati, nasconde partigiani e prigionieri Alleati in fuga, entra nella direzione della Croce Rossa internazionale, Quando la guerra che ha investito la valle ha una tregua (con i tedeschi che occupano la sua e altre ville) guida con il marito la gente a Montepulciano, non toccata dai bombardamenti, in un epico viaggio a piedi.

E’ con La Guerra in Val d’Orcia che il mondo scopre il suo valore umano, oltre che letterario. Affascinante è Un’amica. Ritratto di Elsa Dallolio (Passigli 1988) una donna che fu con lei nella Croce Rossa.

Altra opera essenziale è Il mercante di Prato. La vita di Francesco Datini (Rizzoli 1979 e 1988, prefazione di Luigi Einaudi; Corbaccio 2005). Datini, l’inventore della cambiale, un fondatore del capitalismo. Il libro è costruito su una massa di documenti inediti. iris4E’ infatti la prima ad entrare nella casa che fu di Datini trovandovi molto materiale. I suoi sono ormai lunghi lavori d’archivio, i viaggi diventano ricerche storiche, la sua stanza si riempie di documenti e libri che emergono come torri dal pavimento, poi – lo dice con una punta di rimpianto – scrive la metà di quanto ha trovato. E lo confida a Moorehead che la conobbe e dà quindi testimonianze di quei dialoghi. Forse l’ultimo scritto su di lei è della storica Gianna Pomata, Dalla biografia alla storia e ritorno: Iris Origo tra Bloomsbury e Toscana, “Genesis” 2007.

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