La magia della “snea” e dei suoi abitanti, infine Rigoni Stern
marzo 29, 2022 in Recensioni da Roberta Basche
Bianco, neve, silenzio.
Il libro Autobiografia della neve di Daniele Zovi, Utet editore, è un saggio in cui ci s’immerge nella neve.
In ognuno dei capitoli che compongono il libro affiora l’entusiasmo dell’autore, esperto di foreste e animali selvatici, per il paesaggio innevato.
Leggendo, sprofondiamo nella bellezza della neve, nelle curiosità raccontate da Zovi, nelle sue avventure e ci appassioniamo alle spiegazioni scientifiche.
“Le tracce della preda e del predatore si allontanano, si riavvicinano, tornano a distanziarsi, come ricordi di vecchi amori, di antichi rancori. Preda e predatore, inquilini dello stesso mondo di grandi freddi, di lunghe attese, di eterne ricerche di cibo, compagni obbligati di fughe e inseguimenti. Entrambi acquattati a cogliere il minimo rumore, il più tenue odore per vivere”.
Procedendo lungo le pagine entriamo nei boschi di abeti, camminiamo lungo distese bianche, scopriamo le tracce di caprioli, i palchi caduti dei cervi, le lepri che sbucano per un attimo, per curiosità dell’essere umano, e poi si ritraggono per paura.
Si prova invidia verso l’autore e verso chi abita la montagna e si vorrebbe correre ad Asiago e farsi accompagnare in quel candore.
Con la neve il paesaggio si trasforma: il manto bianco riflette la luce del sole e illumina l’aria e, quando viene buio, la luna rischiara i pendii.
Magico è il capitolo I nomi della neve. In lingua cimbra snea, kukkasnea, bachtalasnea sono alcuni dei suoi nomi secondo il periodo dell’inverno (e della primavera) in cui precipita e in quale consistenza.
Cosa succede agli animali quando nevica? E alle piante?
Marmotte, tassi, ghiri vanno in letargo per alcuni mesi e si risvegliano in primavera affamati. Cervi, caprioli, camosci, daini, stambecchi non vanno in letargo: cercano di mangiare spesso ma alcuni non ce la fanno e soccombono al freddo.
L’autore ci conduce nelle sue escursioni, incontra un ermellino che sbuca con il capo dalla coltre di neve e subito si nasconde. Zovi gli lascia un pezzetto di pane sopra una roccia. Per gli animali è più difficile procacciarsi il cibo quando tutto è coperto di neve.
Le piante modificano il proprio metabolismo per adattarsi al freddo. Percepiscono con i propri sensi i cambiamenti ambientali, in particolare la riduzione delle ore di fotoesposizione, e si preparano all’inverno. La neve funge da coperta e le protegge: la temperatura a livello del suolo è maggiore rispetto agli strati superiori del manto e raggiunge il livello minimo a contatto con l’aria.
La neve non è solo bellezza; richiede conoscenza e attenzione quando si tratta di andare in montagna. L’autore racconta un paio di episodi, uno occorsogli da ragazzo e uno da adulto, in cui ha scampato il pericolo; entrambi gli sono rimasti nella memoria come lezioni per il resto della vita. La neve in inverno porta con sé il rischio di valanghe, nella maggior parte dei casi causate dal passaggio dell’uomo. Zovi ricorda l’importanza del bosco fitto per proteggere i villaggi a valle. E’ necessario andare in montagna informandosi sui pericoli, in particolare consultando i bollettini dell’Aineva che classifica le zone a rischio valanga dopo un’accurata valutazione della consistenza della neve e delle condizioni meteorologiche.
Dedica un capitolo alla grande nevicata del gennaio 1985. Insieme ad un amico raggiunge la casa di Mario Rigoni Stern e della moglie Anna e li aiuta a liberare dalla neve i rami piegati di una betulla.
“Anche se erano le dieci del mattino, Mario stappò una bottiglia di Amarone e brindammo guardando fuori dalla finestra il paesaggio perfetto immerso nel silenzio assoluto”.
Anch’io ricordo la grande nevicata a Brescia. Ero bambina. Ho sognato per anni che si ripetesse. Ho sognato per anni di scavare ancora gallerie tra la neve.
Ad accompagnare le parole di questo libro, le fotografie di Sergio Dalle Ave Kelly: candidi deserti d’altura increspati da qualche arbusto o roccia.
Bianco, neve, silenzio …… al prossimo inverno.
di Roberta Baschè