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La favola italo-messicana

gennaio 23, 2013 in Recensioni da admin

C´era una volta, in una fattoria lontana, lontana, un bel pollaio…
Là, le galline chiocciavano felici, fiere dei loro pulcini. Ma un mattino di sole, bello di luce, ecco un´ombra: Mamma Chioccia resta a becco aperto nel vedere il suo neonato. Com´è strano! E´ diverso. Di zampette non ne ha due, ma tre; anzi no quattro; oddio, di più! Leggi il resto di questa voce →

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Una principessa per Mino Rossi

gennaio 23, 2013 in Recensioni da Mario Baldoli

 Mino Rossi, il nostro critico musicale, ha pubblicato il suo primo romanzo La principessa di Colfosco, ed Tarantola, pp. 430. Leggi il resto di questa voce →

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Celiachia

gennaio 23, 2013 in Salute da Roberta Basche

La Celiachia è una disordine autoimmune (caratterizzato cioè da una risposta anomala del nostro sistema immunitario) che si sviluppa in persone geneticamente predisposte in seguito all’introduzione, attraverso l’alimentazione, di proteine (indicate con il nome glutine) contenute nella farina di frumento, orzo e segale. Leggi il resto di questa voce →

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L’architettura come scienza della storia

gennaio 23, 2013 in Architettura e urbanistica da Mario Baldoli

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Niccolò Marselli (1832-1899) è un raro esempio di militare che impiegò la vita nello studio dell’arte e dell’architettura, pur facendo un’importante carriera che lo portò a diventare comandante di Reggimento, segretario del ministero della Guerra e senatore del Regno.
Con un’ampia edizione critica curata da Damiano Iacobone, l’editore Olschki ha ripubblicato un testo L’architettura nella storia del mondo che mantiene a distanza di tempo un suo fascino singolare e idee che furono poi richiamate dalla celebre Storia sociale dell’arte di Arnold Hauser.
Allievo di Francesco De Sanctis, Marselli apprese da lui la passione per la filosofia dialettica hegeliana e la usò come metodo per costruire una storia generale. Un esempio è la storia militare, inizialmente indifferenziata rispetto alla storia generale, poi separata da essa per la specializzazione delle discipline, mentre nella terza fase (la sintesi) acquista un carattere scientifico.

Ora bisogna applicare il metodo hegeliano all’architettura fino a darne una storia scientifica che avverrà quando sarà in grado di legarsi alla storia generale.

In realtà corrispondenza e coerenza con la situazione storica si è avuta a partire dall’Oriente, in Grecia e a Roma e durante tutto il Medioevo quando il linguaggio e le forme dell’architettura derivavano dalla società coeva. Lo stile gotico fu il suo punto di eccellenza.

Ma dal Cinquecento l’architettura “adottando lo stile antico non creò l’opera del rinascimento, come si dice, ma della decadenza”; si allontanò dalla società e non fece che ripetere se stessa, mentre col barocco si smarrì addirittura il gusto.

La sintesi da raggiungere sarà la corrispondenza tra storia generale e storia dell’architettura. Il periodo scientifico non è ancora cominciato, benché ne abbiano gettato le basi Winckelmann, Schiller, Hegel.

Il metodo scientifico applicato alle arti è arrivato a definire i legami delle arti tra loro. Se anche la storia dell’architettura accettasse questo metodo avremmo quella storia scientifica dell’architettura che avrebbe il suo compimento nella storia generale e ad essa porterebbe il suo contributo.

L’architettura dell’Ottocento, secondo Marselli, ha come scopo l’utile, non la bellezza, è una conseguenza dell’età scientifica, un passo verso l’emancipazione dello spirito, un superamento della specializzazione, in attesa di quella scienza dell’architettura auspicata. E qui si nota come l’hegeliano Marselli si trovi, nel clima ormai positivista di fine secolo, a parlare di scienza come ideale da raggiungere. Aveva scritto il filosofo Nicola Abbagnano “Il positivismo è l’idealismo della scienza”. Marselli è forse già pronto al tradimento delle sua tesi iniziali.

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Edifici multipiano – Il Crystal Palace (1)

gennaio 22, 2013 in Architettura e urbanistica da Graziano Magro

brescia-crystal_palaceIl Crystal Palace è la costruzione simbolo della city.
Nei film americani e nei documentari sulle metropoli, vengono presentati edifici che declasserebbero il nostro grattacielo a civettuola villetta. Leggi il resto di questa voce →
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da admin

NO PORK

gennaio 22, 2013 in Approfondimenti da admin

Brescia, da città dalle mille fontane a città dai mille parcheggi.
Che cosa farei se avessi 22 milioni di euro
Da parecchio tempo a Brescia si discute sull’utilità del nuovo parcheggio in galleria. Un’ opera definita “fondamentale” per la città che costerà 22 milioni di euro. Essa è in totale contrasto con l’idea di mobilità portata dal nuovo metrò che nel 2013 comincerà a funzionare decongestionando in parte il traffico. L’ipotetico parcheggio avrà 600 posti auto. Il limitrofo parcheggio di Fossa Bagni ha in media 150 posti auto liberi giornalmente. Il parcheggio in fondo a Via Turati che copre piazzale Arnaldo è in completamento. Ma allora perché volerlo fare a tutti i costi? Sicuramente qualche impresa edile ne verrebbe avvantaggiata, come l’occupazione. Ma dall’altra parte, chi e cosa si perde?

Brescia vanta il vigneto urbano più grande d’Europa, lo sapevate? Il riconoscimento ai monumenti del centro ricevuto dall’UNESCO va salvaguardato lasciando intatto il territorio, non squarciandolo per accogliere le auto dei visitatori di Santa Giulia. I bresciani abituati a parcheggiare sotto casa (ad esempio il parcheggio di piazza Duomo) si invogliano a prendere i mezzi pubblici. Non è necessario parcheggiare in centro. Dal parcheggio di Fossa Bagni esiste la possibilità di arrivare in centro non pagando il pedaggio per una sola fermata con l’autobus. Si scende a due passi da piazza della Loggia.
Se dovessi avere in tasca 22 milioni di euro e proprio fossi costretto a spenderli in un opera che aiuti la mobilità cittadina, guarderei al passato. Le grandi opere, ai tempi della crisi, è necessario che siano utili, non solo grandi.

La nostra stazione dei treni ai primi anni dell’800 era coperta, come la stazione Centrale di Milano. Perché non pensare a coprirla nuovamente? Rimanendo fedeli al disegno originale o (perché no?) lanciare un concorso di idee per una nuova contemporanea struttura metallica? Creerebbe occupazione, ed anche attrazione. Invece la stazione è diventata un piccolo triste centro commerciale, privo anche di un ingresso unico. Caratterizzarla come un tempo sarebbe un recupero filologico.
Mi piacerebbe riavere anche la vecchia funivia, che porta in Maddalena.
Funivia Maddalena
Se ne è parlato nell’agosto del 2009. I bollenti spiriti che colpiscono i bresciani sotto la canicola agostana troverebbero un sicuro refrigerio. La vecchia funivia inaugurata nel 1955, costruita da Ceretti & Tanfani con cabine da 35 posti percorreva un dislivello di 650 metri a 7,5 m/s. L’ultima corsa fu nel settembre del 1969 e fino al 1973 funzionò come impianto scuola-guida per i macchinisti. Questo blog spiega bene com’era e com’è allo stato attuale: http://www.funiforum.org/funiforum/showthread.php?t=271 Si può vedere anche il video dell’inaugurazione http://www.youtube.com/watch?v=aBLd6DrFWLE. E’ un altro modo di riportare la montagna vicina ai bresciani. L’unico grande scoglio, oltre quello economico, sarebbe la delocalizzazione del ristorante Funivia (appunto) che da anni occupa i locali della stazione di partenza.

Mi piacerebbe anche il ripristino della ferrovia Brescia Salò.  Come è coperta la tratta che porta in val Camonica e che lambisce il Sebino, sarebbe altrettanto bella (anzi, utile) una ferrovia che portasse sul Benaco occidentale. Desenzano è già raggiunto dalla ferrovia. Sarebbe di sicuro vantaggio per i pendolari, aiuterebbe a decongestionare la strada. La nuova tangenziale è utilissima, certo, ma perché non guardare oltre? Togliere il trasporto su gomma in favore di quello su ferro avrebbe certamente l’appoggio della Comunità Europea per un’opera che verrebbe certamente usata.

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da admin

A te… che non sei forma: la nuova silloge poetica

gennaio 22, 2013 in Recensioni da admin

Duri frantumi, fragori, strappi feroci. Malesseri e gioie, ansie e paure… E’ una multiforme danza – verbale e grafica – quella che si muove tra le poesie e le illustrazioni di Tommaso Calarco (Messina 1960, residente a Brescia) raccolte nell’antologia A te… che non sei forma (Albatros pp. 79 € 11.50)
Poetici segni – e disegni – densi di un’energia tesa, aspra, enigmatica.

Intreccio spaventi,/ speranze, sogni,/ illusioni, poche/ certezze.  Quella, per esempio, che la vita è ricerca nel fondo del più fondo dei misteri. E tanti sono i buchi neri, pesanti… spenti a ingombrare lo sguardo di un io lirico che fruga nel cosmo compositovorticoso deposito là fuori e attorno; ma forse soprattutto dentro, nei luoghi segreti dell’animo.
Oscuri, tortuosi meandri di un cuore sfatto, colmo di vuoto; mentre molto troneggia sul niente  e – tra aporia, confusione e follia – il mondo è bordello e pesante fardello.
E grido tempesta dentro l’odiata/ quiete… La vita è perpetuo movimento, dissonante, sfuggente; anche l’amore – tra il visibile e l’invisibile – rimane negli interstizi.

E il cammino è riconoscibile (forse) per metà; il resto è solo roccia scistosa/ che non ha forma/ né consistenza… Frane. Frammenti. Incroci e dolorosi incanti, ombre scure e delicatissimi fiori, cocci di vetro e sorrisi; e poi l’impercettibile palpito (erotico?) dei rami di un gentile ciliegio in fiore che vorrebbe amare e volare.
Anche Icaro vola, ma qui il suo volo non si scioglie. Sale in alto. Come un Sogno. In alto, sopra il bisogno che sta giù, dentro una magmatica realtà che – con rabbia e disperata speranza – Tommaso Calarco canta. Per dirci dell’amara bellezza dell’esistere.

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Bigio chi molla

gennaio 22, 2013 in Satira da Sonia Trovato

Piazza della vittoria Brescia

A chi non è capitato, passando da Piazza della Vittoria e guardando in direzione dell’edificio delle Poste o di insegne roboanti come “Caffè Impero”, di aspettarsi di vedere uscire e sfilare Mussolini, Ciano e tutto l’entourage fascista al completo?

Nonostante i frequenti lavori di riqualificazione, Piazza della Vittoria era e rimane un capolavoro del cattivo gusto: costruita dal 1927 al 1932, dopo una parziale demolizione del quartiere medievale delle Pescherie e sotto la direzione dell’architetto Marcello Piacentini, è l’unica zona di Brescia in cui il Regime abbia lasciato un segno così vistoso. E l’amministrazione, dotata, evidentemente, di un gran senso estetico e ansiosa di ribadire alla cittadinanza, prima della fine del mandato, a quali valori si ispira, ha pensato di iniziare un restyling che riporti definitivamente la piazza ai tempi del Ventennio. Il primo passo è la riesumazione, dopo oltre sessant’anni di polvere in un magazzino, del Bigio, il colosso di marmo che porta la firma di Arturo Dazzi e che fu definito dal Duce l’Era fascista per antonomasia.

 bigio-fronte                         bigio-retro

Mentre in città si sta formando un comitato spontaneo per un ripensamento della toponomastica bresciana che tenga maggiormente in considerazione le figure femminili, il Comune va in leggera controtendenza e, rifacendosi a un “celodurismo” al quale nemmeno Bossi inneggia più, è disposto a spendere 150 mila euro per dotare la piazza di addominali scolpiti, sguardo fiero e glutei granitici.

A guastargli la festa l’Anpi e le Fiamme verdi, che hanno promosso una raccolta firme, giudicando evidentemente fuori luogo che, a pochi passi dalla piazza che nel ’74 vide morire otto manifestanti per mano fascista, venga eretta una simile celebrazione del Regime.

Ci appelliamo alla Giunta: perché limitarsi a Piazza Vittoria e al restauro di questo David cameratesco? Perché non ribattezzare il Nuovo Eden Istituto Luce, promuovere la camicia nera come divisa d’ordinanza, allestire delle letture pubbliche del Mein Kampf e organizzare una bella marcia sulla città? Siamo convinti che Forza Nuova, che ha recentemente appeso le proprie croci celtiche e manifesti razzisti in una sede nuova di zecca vicino alla Loggia e alla moschea, vi darebbe volentieri una mano. Non siate timidi, sappiamo che potete (e volete) fare di meglio!

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da admin

Memoria – Terza parte – La suocera, una sarda!

gennaio 22, 2013 in Racconti e poesie da admin

di Azzurra Chesab

Ho qualche fotografia del mio bisnonno paterno che lo mostra impettito, nella sua corporatura asciutta e nella statura poco imponente. Ti chiedo di raccontami di lui e della sua famiglia.

Mio suocero era molto buono e affettuoso con me. Era molto alto, come tuo padre.

Sarà stato alto forse un metro e settanta, mi dice mio padre ed io sorrido al pensiero che tu, piccolina, lo definivi molto alto. Mio padre però raggiunge i 185 centimetri!

Era un carabiniere, ma in seguito alla frattura di una gamba dovette passare alla guardia forestale. Era nato nel 1880, a pessina cremonese. Leggi il resto di questa voce →

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da admin

A2A taglia gli utili: una proposta al Comune per rilanciare il volontariato

gennaio 22, 2013 in Approfondimenti da admin

Facciamo due conti: A2a, nell'altra vita Asm, riconoscerà agli azionisti nel prossimo triennio, secondo calcoli degli addetti ai lavori, 100 milioni di euro. La stessa cifra che in un anno solo, il 2008, venne distribuita sotto forma di dividendo. Una bella differenza, non c'è che dire. Milione più milione meno, che non sono bruscolini, significa che il Comune di Brescia con il suo 27 per cento di azioni beneficerà di 27 milioni nel triennio, ovvero appena 9 milioni l'anno. Se si guarda agli anni scorsi c'è di che rabbrividire.
Lasciamo perdere ora le diatribe sulle strategie societarie, e proviamo a riflettere sulle conseguenze che il calo degli utili comporterà per il bilancio comunale e la spesa corrente in particolare.
Meno soldi significherà automaticamente per chiunque governerà la città un faticoso lavoro per la definizione degli standard da garantire ugualmente e una ulteriore selezione della spesa e dei criteri ai quali assoggettare i cittadini perché godano dei servizi.
Se aggiungiamo che l'economia vive ormai da un lungo periodo una situazione di profonda crisi, che ha drasticamente ridotto occupazione, salari e potere di acquisto, si rischia di attivare una tenaglia dagli effetti micidiali per i cittadini. Meno soldi pubblici, meno servizi, e dall'altra parte meno capacità di spesa per fronteggiare le diverse situazioni quotidiane.
Quando la situazione economica migliorerà (è una dichiarazione di ottimismo), difficilmente si tornerà a godere del livello delle prestazione passate. E’ opportuno quindi sin da ora chiedersi che cosa fare, soprattutto l'ente pubblico che cosa può fare. Mi permetto allora un suggerimento: si avvii un confronto con il mondo del volontariato e dell'associazionismo per trovare forme di collaborazione che mettano in rete e a disposizione della comunità servizi e professioni.
Brescia ha messo in mostra una innumerevole quantità di soggetti impegnati nel mondo del volontariato con le caratteristiche dell'impresa sociale. Ritengo che in generoso contenitore ci siano risorse alle quali il Comune può proporre una forma di collaborazione, di partecipazione a una serie di compiti.
Perchè non pensare ad una sorta di 118 dei servizi, sulla falsariga di quanto è accaduto in tempi ormai lontani con il servizio di emergenza e pronto soccorso?
Dalle ambulanze in partenza dai singoli ospedali si è passati ad una rete vasta, ben articolata delle associazioni di volontariato che oggi espletano un servizio fondamentale. Perchè non riflettere su una analoga organizzazione di un'ampia serie di servizi che prevedano l'affidamento a strutture del volontariato? Si tratta di creare un luogo in cui le risorse del pubblico e le risorse professionali del volontariato si incontrino e insieme riflettano su come continuare a garantire le prestazioni sociali, le risorse disponibili ed a quali altre fonti attingere (l’Europa?).

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