Un luogo: il Castello di Padernello

ottobre 19, 2014 in Architettura e urbanistica da Gloria Berardi

  6966492199_dfd2ebf5e2_zLuogo: in senso generale, parte dello spazio che è oc­cupato o si può occupare materialmente o idealmente;parte della superficie terrestre; edificio o parte di esso; parte di un oggetto; punto, passo di uno scritto[in senso figurato]; momento opportuno.

Il luogo, per l’architettura, ha un significato più esteso e vago, impreciso ed equivocabile. L’anima del luogo è l’unisono tra il contesto fisico e il contesto storico- culturale. Le trasformazioni storiche, morfologiche e ambientali rendono ogni luogo unico, come il D.N.A. che ognuno di noi possiede. Work in progress degli anni che passano, il luogo si adatta agli eventi e diventa, per l’uomo, memoria dei valori, che possono essere ricordati o analizzati. La vista di un vecchio maniero, che si erge stanco in area padana, dà subito la sensazione di essere seguiti dai fantasmi di coloro che hanno combattuto guerre di fazione, di coloro che hanno lavorato con fatica le terre circostanti e di nobili che imponevano la loro volontà. Fantasmi buoni, anche se nelle loro vite terrene sono stati violenti e malefici, che aleggiano eternamente in­torno ai vivi contemporanei per non far dimenticare che in quel luogo dismesso c’è sempre vita. 

Passato e futuro, staticità e trasformazione: nel luogo rimane sempre un’identità originaria, proprio come il nome con cui lo si identifica. L’uomo ha costruito architetture abbattendo alberi, bonificando paludi, tracciando strade e molti altri i in­terventi, però la “presenza” dei luoghi originari si può leggere dalle poche tracce permanenti. Come nelle terre vicino al mare si ergono orfani pini marittimi, saldi al terreno e coriacei al vento di mare, per ricordare i vasti boschi abbattuti dall’uomo per far posto ad alberghi e seconde case. Un grattacielo, costruito nel deserto, stravolge il profilo del paesaggio e, invaso dal “testimone” sabbia, traspor­tata dal vento, non fa dimenticare che è stato edificato sopra un sito solitario.

La prima volta che vidi il Castello di Padernello era nel 1975: diroccato, chiuso in se stesso e attorniato da ar­busti selvatici, sembrava languire per poi accasciarsi. Colpì la mia attenzione uno stormo di rondini, in quel momento unici abitanti del maniero, che zinzilulavano sopra il fossato stagnante, intessendo arabeschi di traiettorie nell’aria, suggerendomi sentimenti di libertà, di spiritualità, di leggerezza. La rondine, nei tatuaggi, assume il significato di libertà e del ritorno sicuro a casa e spesso viene usata , anche, come gran parte degli uccelli, per rappresentare l´anima.

L’anima, ancora presente, non si è allontanata dal maniero abbandonando la struttura, e ha resistito fino alla sua rimonta, grazie all’impegno di unapianura-bresciana associazione di appassionati che ha promosso con gli enti locali un progressivo recupero, aprendo la struttura al pubblico.

Negli anni d’oro, le sale del maniero erano animate da frequenti ricevimenti e alle pareti erano appesi dodici dipinti del Pitocchetto, detti appunto del “ciclo di Padernello”; oltre a ciò aleggiava il fantasma della Dama Bianca, una fanciulla annegata nel fossato del Castello: si narra che una volta all’anno si possa udire la sua voce e intravederla mentre, vestita di bianco e con un libro d’oro tra le braccia, si aggira nei meandri del castello. La leggenda vuole che la giovane non voglia suscitare paura, ma attirare molte persone disposte ad ascoltare il racconto del suo segreto.

Così il castello torna ad animarsi ed ad aggiungere ogni giorno che passa, un tassello per li suo rifiorire non solo per testimoniare storia, ma anche essere utile alla vita nel tempo attuale, ospitando mostre, appuntamenti e convegni, teatro e cinema e non per ultimo, facendo assaporare momenti di pace, tuffandosi nella fantasia dell’immaginario.

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