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Giornali: quanti anni di passione!

febbraio 28, 2013 in Crisi da admin

San Francesco di Sales è il patrono dei giornalisti. Ma negli ultimi anni si è distratto così che, incredibilmente, si deve ricorrere al vescovo di Chieti che ha scritto una bella preghiera di rinforzo.

In effetti la crisi interminabile colpisce tutti e continua a mordere i media.

Cominciamo dalla base: in cinque anni hanno chiuso 10.000 edicole. Colpa di internet, free press (i giornali gratis), meno tempo da dedicare alla lettura, meno soldi in tasca, ma anche problemi con la distribuzione: tra il 50-60 % dei prodotti editoriali pagati in anticipo restano invenduti, tonnellate di carta si riversano sulle edicole e tornano indietro qualche giorno dopo per andare al macero o essere ripubblicate con un titolo diverso.

Veniamo ai mass media. C’è un dato che riguarda tutti, ed è il calo della pubblicità: -17% per i quotidiani, – 18% per i periodici, -15% per la televisione, -10% per la radio, -25% per il cinema, -54% per la free press, solo +7% per il web.

Calano i lettori che ora sono 22 milioni cinquecentomila, con un arretramento di 1.218.000 in pochi anni. I giornali che sono ricorsi allo “stato di crisi” sono 58. Tra prepensionamenti, cassa integrazione e contratti di solidarietà, i giornalisti coinvolti sono 1140. Spesso i collaboratori sono stati eliminati, ma a volte si salvano perché sono sottopagati.

Giornalisti

In questo contesto, le 500.000 copie del passato vanno dimenticate. Come sempre il pieno lo fa La gazzetta dello sport con 4,2 milioni l’anno. Vengono poi i giornali d’opinione: Repubblica supera il Corriere con 330.000 copie al giorno (il dicembre scorso) contro le 307.000 del rivale. Seguono La stampa, Il Messaggero, Il resto del Carlino. Il sole24 ore. Il quotidiano della Confindustria continua a perdere: quest’anno il 13% e si è fermato a poco più di 1 milione di lettori. Ha reagito con un originale sito internet con settori per tutti e settori più specialistici a pagamento. Nella famiglia Berlusconi Il giornale scende del 7%, Libero del 17%. Segno “più” solo per L’unità e Il tempo.

Il Gruppo Rcs che comprende il Corriere della sera, ha debiti per 876 milioni e dovrà ricorrere a licenziamenti selvaggi o ad un aumento di capitale, mentre si discute di vendere la sede di via Solferino.

Buona è la situazione del Fatto quotidiano, 49.000 copie al giorno. Il 2012 si chiude con un attivo di 4 milioni. Nel sito web sono stati allestiti due studi televisivi per le dirette streaming. Ritornerà in pagina l’inserto culturale (Saturno) che aveva avuto poco successo. Ma anche Il fatto perde quote in edicola e in abbonamento.

Il Manifesto, conclusa la fase della liquidazione coatta amministrativa, ha fondato una nuova cooperativa e avviato una cassa integrazione a rotazione che ha dimezzato l’organico lasciando al lavoro solo 36 giornalisti. Pubblico di Telese chiude dopo 100 giorni di vita. Liberazione e Il secolo d’Italia sono passati al web. I grandi quotidiani chiudono alle 22.30 la sera, un’ora prima che in passato per diminuire i costi.

L’arrivo a Brescia del Corriere con alcune pagine locali ha influito poco sulle vendite degli altri due quotidiani. I tre giornali dovrebbero vendere intorno alle 60.000 copie giornaliere (i numeri sono tenuti ben nascosti), ma hanno ridotto la raccolta pubblicitaria, dovendo dividerla col nuovo venuto.

Chiudono varie tv locali e si teme un ridimensionamento de La 7 dopo la vendita.

Fininvest ha avuto, dopo un lungo periodo di perdite, un rialzo col ritorno di Berlusconi alle elezioni, ma la controllata Mediaset chiuderà con un indebitamento di 1,8 miliardi, mentre passa di mano il 12% del capitale. Mediaset ha molto investito in Mediaset Premium, la tv a pagamento, proprio quando le tv generaliste sono al tramonto, e il suo share scivola verso il 30%. In Mondadori periodici e libri vendono molto meno e risentono, come la casa madre, del calo pubblicitario. Gli errori di restyling di Panorama hanno portato alla perdita del 5,5 e la Mondadori ha chiusi 6 mensili minori.

Molto meglio la situazione di G9 che è in attivo. Senza fare misteri, il suo numero di lettori è scritto vicino ad ogni articolo.

Anche all’estero i media soffrono. Quattro casi tra i tanti: Newsweek, uno dei giornali più importanti del mondo, ha abbandonato la carta ed è passato al web. Grun+Jahr/Mondadori, editore, tra l’altro, di Focus, ha adottato una cassa integrazione a rotazione. Thomas Reuter, l’agenzia di informazione finanziaria della Reuter, ha licenziato 3.000 persone, El pais ha licenziato un terzo dei dipendenti (128+21 prepensionamenti).

In questa situazione la posizione dei giornalisti è sempre più scomoda: devono saper fare di tutto, dalle riprese video all’uso globale dell’informatica, il loro lavoro è sempre più stressante. Sono anche tartassati da direttori sempre più sensibili alla esigenze dei consigli d’amministrazione e della pubblicità. Per quanto riguarda i collaboratori, l’Ordine dei giornalisti esulta perché la Commissione cultura della Camera ha approvato una legge sull’equo compenso. Ma l’equo compenso, di cui non si sa niente, sarà deciso da una Commissione di 7 membri, e i tempi si allungano dopo i risultati elettorali quando c’è ben altro a cui pensare. Sempre meglio che fare il free lance in trincea: nel 2012 sono morti 141 giornalisti in 29 Paesi diversi, soprattutto in Siria. Poi ci sono le minacce, come quelle delle mafie.

I conflitti di interesse sono vasti. Non solo quelli di Berlusconi, ma delle banche, presenti nei consigli di amministrazione, e di enti vari che, per auto proteggersi, rifiutano di fornire dati che devono essere pubblici. Clamoroso il caso del tribunale di Latina che ha allontanato i giornalisti che aspettavano di conoscere il nome dei candidati delle liste elettorali appena depositate dai partiti.

I giovani oggi sono più informati che in passato, hanno lo smartphone in tasca, ma la professione, già in crisi, non li accoglie. L’età media dei lettori su carta è intorno ai 60 anni, altro che internet!.I giovani amano il web che è una grande enciclopedia zeppa di falsi che nessuno correggerà mai. Qualche studioso dice che in quel caos si sta perdendo la nozione stessa di fatto. Insomma la crisi non lascia spazi, nemmeno a coloro che per un articolo rischiano la vita.

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da admin

Arte sì, ma anche vestiti

febbraio 20, 2013 in Arte e mostre da admin

Il pittore Eugenio Mombelli espone alla Galleria AAB, in Vicolo delle stelle a Brescia, una mostra personale dal titolo: Wear the Art, Indossa l’Arte. Si tratta di un connubio tra le sue opere di pittura, scultura, incisioni e la loro riproduzione su vestiti di seta per il mondo della Moda. Ci sono quindi lavori del suo mondo artistico, in parte anche riprodotti per essere indossati. I vestiti, portati da modelle durante l’inaugurazione, erano stati presentati in anteprima al Pitti Moda di Firenze del giugno scorso.

Artista informale, Mombelli ha dato il via nell’opera pittorica a scritture “misteriose” che rappresentano messaggi non leggibili, quindi non “figurativi” che lasciano l’osservatore libero di interpretarli in funzione della propria sensibilità. Ciò in linea con la tematica generale delle opere Informali che, non fornendo un soggetto chiaramente visibile, tentano di arrivare alla sensibilità individuale, per definizione singolare e peculiare.

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“Per poter comunicare – dice Mombelli – dobbiamo avere un’affinità comprensiva che oggi è ostacolata dai diversi idiomi, mentre un messaggio visivo è di comprensione più semplice e generale. I nostri antenati, incidevano o dipingevano messaggi figurativi o criptici per codificare e trasmettere sensazioni ed emozioni che da molto tempo centinaia di esperti cercano di comprendere”.

Analogamente, i bambini quando cominciano a tracciare segni su di un foglio, hanno chiaro in mente cosa vogliono esprimere, anche se per l’interpretazione reale e profonda, penso io, ci si dovrebbe rivolgere alla psicoanalista Melania Klein e almeno al suo libro Analisi di un bambino.

Su questa linea si innestano i codici segreti che sono diametralmente opposti come ricerca, ossia danno un messaggio che solo alcuni sono in grado di decodificare.

E’ un mondo affascinante immergersi in questa simbologia per noi sconosciuta e cercare di capirne l’essenza: a volte sono lampi, che ci fanno intraprendere la strada giusta per decodificarli e renderli palesi, a volte si imboccano strade senza uscita.

Testimoni e cultori di queste grafie misteriose sono personaggi di tutte le epoche, dai condottieri romani a Leonardo da Vinci, a Giovanni Battista Alessandro Conte di Cagliostro. Arte Informale, vestiti, scritture, in fondo è semplice Wear the Art.

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L’Italia è una Repubblica calcistica, fondata sul tifo.

febbraio 20, 2013 in Crisi da Claudio Ianni Lucio

Winston Churchill, che, quando non si concedeva quel bicchierino di troppo, passando dal dire cose sensate allo spararne di grosse e gassose come Giove, affermò un giorno: “Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”. Che una buona fetta del popolo italiano consideri il calcio come un fatto personale non si può certo negare: tifosi che allo stadio si scagliano addosso ogni tipo d’oggetto possibile – petardi, motorini, motorini imbottiti di petardi -, spinti dal più che valido motivo di tifare per squadre diverse – cose che capitano a tutti. Io, per esempio, da quando ho scoperto che preferiscono il vino bianco a quello rosso, prendo i miei vicini a colpi di balestra ogni volta che li vedo -; ultras che tengono in ostaggio tutto uno stadio, perché accettano poco sportivamente la sconfitta, pur essendo supporters di squadre senza la seppur minima idea di quel che significhi vincere una competizione qualsiasi; homini-vates immersi come Achille, ahimé durante un giorno di secca, in uno Stige di sentimentalismo dal quale rimase loro fuori soltanto la testa.

Non è mia intenzione, però, fare facili e tendeziosi paragoni. Non ho certo l’obiettivo di mettere in luce con quanta clemenza le forze dell’ordine accettino, di solito, i colpi di testa degli ultras, rispetto alle abbondanti cucchiaiate di olio di ricino che toccarono alle persone, temibili briganti bolscevichi addormentati e incolpevoli, anche se di un sonno e un’incolpevolezza oltremodo sovversivi e violenti, all’interno della Diaz. Non voglio nemmeno mettere l’accento sul fatto che circolano filmati nei quali si vedono i tutori della legge trasformarsi in hooligans e lanciare pietre e lacrimogeni ai manifestanti No-Tav. E, assolutamente, non intendo nemmeno sottolineare quanto poco si sia fatto per tenere a bada i procellosi e storicamente inadeguati strilloni targati CasaPound durante la loro irruzione/incursione alla facoltà di lettere di Verona, o nel corso di un’altra delle teatrali comparsate dei membri (non siate maliziosi) di questo epi-centro anti-sociale. Soffermarmi su questi episodi sarebbe un abuso di qualunquismo bello e buono, una smitragliata di facilonerie notevole, altroché.

Ciò di cui voglio realmente parlare consiste nel fatto che, secondo me, Mr. Chiesamalata non c’aveva visto proprio giusto. Aveva sì ragione nell’individuare un problema nell’atteggiamento degli italiani rispetto al calcio e alla politica, solo che si sbagliava, sostenendo che vivano il primo come dovrebbero vivere la seconda e viceversa. A me pare, e proprio qui sta il punto, che mantengano lo stesso identico atteggiamento, la medesima linea di comportamento, in entrambi gli ambiti. Certo, bisogna specificare che, quando si tratta del pallone, ci mettono molta più verve.

Anche in questo caso, mi guardo bene dal cadere nel tranello della scontata retorica da bar. Infatti, non farò minimamente cenno a quanti voti portò a Berlusconi l’essere il presidente del Milan nel 1994, o come, stando ai sondaggi, nonostante le sue prodezze politiche di questi vent’anni, dopo pochi giorni dall’acquisto di Balotelli, le preferenze per il Pdl in Lombardia siano salite del 2%, o come, giusto per non andare fuori tema, quando nel 1984 i pretori provarono legittimamente a oscurare le sue reti televisive, dei veri e propri gruppi di manifestanti col sangue agli occhi, più giacobini di Robespierre e più esuberanti di King Kong, si schierarono dalla sua parte – non dimenticherò mai l’anziana e sdentata signora che, facendosi largo a spintoni tra la folla per raggiungere i giornalisti, esplose il suo dissenso civile in un sanguigno: “La tassa non si deve pagare alla TV! Solo Canale 5! Ricchioni Canale Uno!”. Sarebbe troppo semplice, se non addirittura riprovevole e di cattivo gusto, continuare a insistere sull’influenza del calcio sulle scelte di una certa porzione d’elettorato. Troppo banale, davvero troppo.

Per questo parlerò soltanto di quanto siano, spesso e volentieri, indistinguibili i comportamenti dei tifosi più veraci da quelli degli elettori.

ultras

Basta guardare un comizio politico qualsiasi; se si sostituissero le bandiere dei partiti con quelle dei club sportivi, non si noterebbe la differenza. Veri e propri cori, inni cantati a squarciagola e grida isteriche si levano dal pubblico, quasi fossero tutti spettatori di un combattimento clandestino tra galli sul quale hanno scommesso l’intero stipendio.

L’impressione che se ne ricava è che molti partiti non vengano seguiti criticamente dai loro sostenitori, ma, piuttosto, con l’amore incondizionato degli ultras per le squadre. Gli elettori hanno finito col diventare ciò che non dovrebbero essere mai, cioè degli “irriducibili”. La colpa è sempre di qualcun altro e chi lotta per la maglia non va messo in discussione. Così accade che Berlusconi abbia ancora un numero enorme di sostenitori che, pur avendoci intensamente provato in tutti i modi possibili, non riesce proprio a far desistere dall’amarlo incondizionatamente. Lui entra a terza gamba tesa (l’espressione piacerebbe anche lui) sulla nostra costituzione impegnata a marcarlo stretto come si fa coi fantasisti, sputa in faccia agli avversari dimenticandosi del rispetto e, ogni volta che lo si sfiora, simula quasi avesse subito un attentato; però, quando gli arbitri decidono di sanzionarlo, i suoi hooligans vanno fuori di testa e montano un putiferio. Sia una toga nera (che molti però vedono vermiglia, probabilmente a causa di una specie di daltonismo al contrario) o un cartellino rosso, per l’italiano non fa alcuna differenza: cornuto l’arbitro, cornuto il giudice, cornuti tutti i nemici della fede.

Quanti ancora si radunano con cappelloni e magliette verdi, stile succursale di san Patrizio, al grido di “Senatur! Senatur!”, anche se tutti gli scandali emersi poco più di un anno fa sarebbero sufficienti ad affossare l’iceberg che affondò il Titanic?

Com’è possibile che la squadra del Partito Democratico abbia ancora dei tifosi, dopo tutte le gare perse negli ultimi anni per forfait?

La politica non è sentimento dissennato. Non dovete avere il comportamento del cane che, abbandonato sull’autostrada, quando vede passare l’auto del suo padrone scodinzola e abbaia d’entusiasmo. Avete presente quando il vostro partner vi rassicura con convinzione ferrea di non tradirvi mai più, ma voi non ci credete, visto che è la stessa cosa promessavi le ultime tre volte, e allora lo lasciate? Ecco! Abbiate un po’ d’amor proprio e d’autocoscienza! Sperimentate il peso e l’orgoglio di essere cittadini fautori della realtà nella quale vivete! Riconoscete le colpe a chi se le merita, anche a voi stessi.

Agli altri non importa in quale stadio preferite trascorrere la domenica pomeriggio, invece vi sconcerterà scoprire quanto la vostra preferenza di voto abbia ripercussioni su ogni altra persona di questo paese.

I politici non sono da amare, ma da valutare. Se proprio volete vivere la politica come il calcio, almeno leggete i quotidiani tanto quanto leggete la Gazzetta.

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Anastasia, un “angelo” dalla Moldavia

febbraio 18, 2013 in Nuovi cittadini da Beatrice Orini

AnastasiaNome: Anastasia

Cognome: Sacultanu

Età: 29 anni

Professione: badante

Paese d’origine: Moldavia

In Italia dal: 2007

Stato civile: libera

Sogno: Far crescere bene mio figlio

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da admin

L’Amore per il mare

febbraio 12, 2013 in Libri perduti o da tradurre da admin

Chiunque ama il mare dovrebbe leggere Sea Longing, un libretto di 230 pagine pubblicato da Penguin nel 1998. E’ una raccolta di brani sul mare, scritti da 100 autori, alcuni ben noti: Melville, Poe,  Conrad, Dickens, Woolf; altri meno conosciuti. Lo vorremmo tradotto in italiano, magari arricchito dal brano di qualche autore di casa nostra.

Il fascino del libro è indiscutibile: che il mare sia visto da alte scogliere oppure da terra, oppure scateni la sua forza nel mezzo dell’oceano, esso muove nella nostra mente quei lampi che improvvisi nascono mentre lavoriamo o siamo in ozio: la sua linea azzurra, il suo profumo, la sua musica, la sua tranquillità che nasconde una forza indomabile. Basta aver letto L’isola del tesoro di Stevenson o Moby Dick di Melville o Tifone di Conrad per entrare nel corpo rotolante delle onde.

mare

Antica goletta dei tempi di Conrad

Ci travolgono le meraviglie del mondo marino, la magica descrizione della tempesta, la deriva e la risacca, l’imprevista salvezza del naufrago.

Interessante notare qualche differenza: gli autori inglesi sono affascinati dalla costa, da luoghi non troppo lontani. Gli americani sono attratti dall’oceano, dalle grandi distanze, da una maggiore variabilità. Fanno eccezione tra gli inglesi lo scozzese Stevenson, che navigò fino alle isole dell’Oceania, e Conrad, un polacco immigrato che imparò l’inglese e passò qualche anno della sua vita nelle marina mercantile britannica. Le sue storie, in parte immaginate, ma sempre legate alla sua diretta esperienza, hanno tenuto viva fino ad oggi l’epica del mare. Concludiamo con qualche riga tratta da Youth (Giovinezza) di Conrad:

Lasciammo Londra in zavorra – una zavorra di sabbia. Per caricare in un porto del nord carbone che doveva arrivare a Bankok. Bankok! Fremevo. Ero stato sei anni per mare, ma avevo visto solo Melbourne e Sydney, luoghi molto belli, luoghi affascinanti nel loro genere – ma Bankok!

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Aspettando Godot. E Trenitalia.

febbraio 12, 2013 in Satira da Sonia Trovato

Godot guarda nervosamente l’orologio. Sono le 12.01 e il suo treno per Verona parte tra poco più di mezz’ora. Trangugia convulsamente le ultime forchettate di pasta, afferra lo zaino e corre alla fermata dell’autobus più vicina. Nonostante il sistema semaforico gli si metta di traverso, arriva in stazione alle 12.32. Ha 3 minuti di tempo per precipitarsi sul binario 1 e montare in sella al Regionale veloce (procede alla stessa velocità di quando era chiamato solo regionale, ma l’aggiunta dell’aggettivo in questione autorizza i “regionalisti veloci” a un certo grado di snobismo nei confronti dei “regionalisti semplici”).

Affannato e sudato, giunge al binario, ma ecco che dlin dlin dlin: “Il treno Regionale veloce 57 45, proveniente da Milano Centrale e diretto a Venezia Santa Lucia, arriverà con un ritardo di 5 minuti. Ci scusiamo per il disagio”. Passano 5 minuti, poi 10 e Godot inizia a spazientirsi. Guarda il tabellone e si accorge che anche il treno Frecciabianca delle 12.23 è in ritardo. Brutto segno, dato che esiste un unico binario per la tratta Milano-Venezia, e, per una simpaticissima reazione a catena, il ritardo di uno si riversa su tutti gli altri. Dlin dlin dlin: “Il treno ecc. arriverà con un ritardo di 30 minuti, diversamente da quanto annunciato”. Non si scusano più per il disagio, 5 minuti sono un disagio, ma 30 no.  Leggi il resto di questa voce →

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da admin

Cioè, cioè.. fate sul serio?! (2)

febbraio 12, 2013 in Satira da admin

brianSono Francesca, ho 13 anni e sono completamente “fusa” per il mitico, bono, dolce Brian dei BSB [BackStreet Boys]. La mia prof. d’Italiano, appassionata dello zodiaco, mi ha detto che i pesci (Brian) e la vergine (io) non vanno affatto d’accordo. Da allora non riesco più a dormire e piango sempre. 

Un altro problema è che da quando ho visto Brian (un anno e mezzo fa) mi sono fissata con la dieta (nel caso mi dovesse notare a un concerto…). Le mie compagne dicono che ho un bel fisico e che potrei fare la  modella. Infine, vorrei dirti che penso sempre al mio Brian e respingo tutti gli altri ragazzi, ai quali dico che sono fidanzata con lui. Bisogna credere nell’oroscopo? Non conta solo l’amore per iniziare una storia?

Brian si interessa allo zodiaco prima di una relazione? A Brian piacciono le ragazze castane, dai capelli lunghi, carine, simpatiche con gli occhiali?

Cara Francesca,

pesci12-vergine-segno-zodiacale-oroscopo[1]Brian, come ogni altra persona colta e intelligente, s’interessa di certo di quel che dicono gli astri. Non badare a chi sostiene l’inattendibilità dell’oroscopo, basandosi sulla teoria dell’espansione dell’universo.

La scienza non ha nessun valore, se paragonata alla magia e alla superstizione. Pensa soltanto a quant’è splendido un coniglietto che capolina dal cilindro di un prestigiatore in confronto a questa astrusa formula di  Georges Lemaître: v =H0D , ricavata dalla legge di Hubble, incapace di comunicare alcunché (che diavolo sono v, H, o e D?! E pensare che c’è gente disposta a prendere questa robaccia incomprensibile per oro colato. Una manica di perdenti, comunque. Per fortuna, la tua insegnante è una persona saggia. Sei stata fortunata).

Tuttavia, Brian sa anche che l’amore è il sentimento più potente del mondo. Esso è più magico della magia stessa. L’amore è un trucco alla Houdini capace di stupire con sempre rinnovata meraviglia. Perciò, non preoccuparti e ricomincia pure a dormire la notte, altrimenti rischi seriamente di avere dei borsoni da palestra sotto gli occhi il giorno in cui v’incontrerete.

Sono d’accordissimo sulla dieta. Non sapendo quando lo vedrai, ti conviene mantenere alta la guardia. Diffida delle ragazze che ti diranno “mangia di più, ti vedo sciupata”. Stanno solo cercando di fregarti Brian da sotto il naso. Anoressia e bulimia sono ottime soluzioni che ti agevoleranno nel mantenimento di un fisico snello, anche se nutrizionisti e dietologi potrebbero non essere d’accordo (ma che ne capiscono quelli dell’amore?).

Continua su questa linea anche con gli altri ragazzi: la coerenza innanzi tutto. Senza contare poi il fatto che Brian starà facendo esattamente lo stesso con le fiumane di ragazze seminude e caricate a ormoni che lo insidiano di continuo.

Non dubitare di te stessa, non ne hai alcun motivo. A tutti gli uomini piacciono le ragazze carine, simpatiche e aggiungerei, nel tuo caso, umili, equilibrate e modeste.

Sono così felice per voi.

La nascita di un nuovo amore è sempre uno spettacolo grandioso.

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da admin

Naked Feelings

febbraio 12, 2013 in Arte e mostre da admin

Mostra personale di Laura Benedetti a Tokio

Un’esperienza speciale, una grande soddisfazione: Laura Benedetti (Brescia, 1960) da lunedì 11 fino a sabato 23 febbraio espone a Tokyo. Ad ospitare i suoi sedici dipinti è la Galleria di arte contemporanea Juichigatsu Leggi il resto di questa voce →

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da admin

A Brescia gli uomini si dedicano le vie e dimenticano l’altra metà del mondo

febbraio 9, 2013 in Approfondimenti da admin

Nell’articolo di Roberta Baschè, Donne, un’emancipazione incompiuta, si parla della toponomastica femminile: le vie, i vicoli, le piazze dedicati a donne illustri in Italia sono in una percentuale inferiore al 5%. E a Brescia? Leggi il resto di questa voce →

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da admin

Una donna spezzata

febbraio 9, 2013 in Recensioni da admin

Il romanzo di Giada Lovelorn edito da Marco Serra Tarantola

CoverInflessibile. All’urto e al flusso della vita non si flette, pronta a spezzarsi pur di non piegarsi. Frangar… non flectar : il duro monito latino – mi spezzerò… non mi piegherò – fa da eloquente sottotitolo al romanzo Una donna spezzata (Marco Serra Tarantola). Un denso racconto biografico firmato – ancora una volta – da Giada Lovelorn, nome senza volto ma con un’anima semantica che rimanda tanto alla lucente durezza della pietra (Giada) quanto alla disperazione d’amore (Lovelorn). Connotazioni che ben s’addicono anche alla nuova pubblicazione (la terza dopo il romanzo Marta, 2004 e la raccolta lirica Vita di un amore, 2006, tutti editi da Serra Tarantola). Leggi il resto di questa voce →

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