Fabbriche nella notte di Giuseppe Raspanti
agosto 8, 2013 in Recensioni da Piera Maculotti
Preziose parole, in libertà. Provvisoria, perché la vita fugge ed è precaria.Vive parole, in libertà. Vigilata da una scrittura sapiente – lirica e narrativa insieme – ricca di luce tra l’ombra di quelle Fabbriche nella notte (Aveit pp.179 €15) che danno il titolo al bel libro di Giuseppe Raspanti.
Nato nel ’53 a Mantova, dal 2005 vive in terra bresciana tra le vigne, il verde e il Sebino; è esperto di basket, ama il teatro d’avanguardia, vigila (anche per professione) sul passaggio del tempo, con lo sguardo attento al paesaggio, soprattutto a quello dell’anima.
E’ da lì che salgono inattesi pensieri, lievi, duri, saldi, luminosi; ladri di ricordi antichi, si affacciano alla mente, feriscono, scuotono, aprono squarci e spiragli… Leggi il resto di questa voce →















Rischia di passare in sordina, tra un bollettino meteo e l’ennesima notizia su Laura Maggi, il flash mob che ha avuto luogo ieri a Brescia, in Piazza Loggia, contro i matrimoni omosessuali. Un gruppuscolo di persone ha inscenato una protesta silenziosa ma inquietante che, ispirandosi alle sentinelle veglianti nate in Francia recentemente, ha piegato la lettura a una protesta politica di bassa lega e pure poco informata. Il ddl contro l’omofobia non ha infatti nulla a che vedere con le nozze o le adozioni gay, nonostante i “guardiani” lo considerino l’anticamera. Se così fosse, sarebbe un barlume di luce per uscire da questo Medioevo dei diritti civili, ma manifestazioni come quella di ieri e il livello miserrimo del dibattito politico fanno capire quanto la strada sia impervia.
Quando nella “calda estate” del 2012 Alessandro Leogrande, giornalista tarantino vicedirettore de Lo Straniero, seguì in prima persona la vicenda del sequestro dell’Ilva, si ricordò delle inchieste svolte quando ancora era ventenne, e indagava, studiava e scriveva sui mali di Taranto, assurta a emblema sociale e economico dell’Italia intera. Fumo sulla città (Fandango, pp. 270, 2013), edito poche settimane fa, copre un arco temporale che va dal 1992, quando Giancarlo Cito, ex picchiatore fascista, viene eletto sindaco della città ionica fino, appunto, al luglio 2012, mesi in cui i giudici dispongono il sequestro della più grande acciaieria d’Europa. Le motivazioni giudiziarie del conseguente arresto di alcuni componenti della famiglia proprietaria dell’impianto, i Riva, accusati di associazione a delinquere e danno ambientale, sono gravissime: sversamento nei cieli e nei mari di migliaia di tonnellate di diossina e di mercurio per oltre un quindicennio.
Caro Ivan Scalfarotto,
Justine viene dal Benin, ha lunghe treccine nere e ama studiare storia per scoprire che cosa hanno fatto i “grandi uomini” per costruire questo nostro mondo. Tejinder, bravissima a scuola, si sente portata soprattutto per economia, che le piace perché dietro di essa c’è la realtà di tutti i giorni. A Ramandip, invece, economia aziendale proprio non entra in testa, però le piace scrivere e ha appena vinto un
Sono passati cinquantatré anni da quando la Roma corrotta e decadente di Fellini sfilò sul tappeto rosso della Croisette, conquistando la Palma d’oro e scandalizzando i benpensanti nostrani. All’ultimo festival di Cannes è stata vista (e apprezzata) una Roma altrettanto dissoluta e malinconica, trasfigurata dall’inconfondibile tocco virtuosistico e un po’ barocco della cinepresa di Paolo Sorrentino.